Val Pusteria: immersi nella natura…a 4 zampe

L’arrivo della bella stagione porta con sé l’immancabile voglia di natura, di immergersi nel verde e divertirsi insieme al nostro fedele amico a quattro zampe. Niente di meglio, allora, che dirigersi verso gli scenari da sogno della Val Pusteria, propaggine settentrionale dell’Alto Adige. Le maestose vette intorno a San Candido e le valli laterali delleDolomiti invitano a meravigliose escursioni d’ogni grado di difficoltà, di cui anche il pet sarà entusiasta.

C’é solo l’imbarazzo della scelta tra tranquille passeggiate in valle, escursioni più impegnative lungo le alte vie e suggestive escursioni circolari attorno ai picchi delle Dolomiti di Sesto. Molto suggestivi anche i numerosi rifugi alpini lungo i percorsi, che invitano ad una piacevole sosta. I centri abitati più rilevanti sono SestoSan CandidoDobbiaco,Villabassa e Braies, ognuno con le sue caratteristiche affascinanti.

San Candido presenta numerosi luoghi ed edifici d’interesse storico-culturale  legati alla sua storia e allo sviluppo dell’Alta Val Pusteria. Tra questi la Collegiata, un’imponente costruzione romana del 13° secolo con suggestiva torre, cripta del 10° secolo e affreschi dell’artista M. Pacher. Dal canto suo, il pittoresco paese di Sesto non è solo una semplice località turistica estiva e invernale: agli ospiti offre molto di più. Gli amanti dell’arte e cultura trovano in valle e dintorni molti luoghi d’interesse storico-culturale, mostre d’artemonumenti e piacevolezze culinarie.

Infatti, la gastronomia riveste una notevole importanza: numerosi ristoranti e alberghi propongono menu vital e fitness, con piatti genuini preparati con prodotti biologici. E siccome nella cucina della regione la tradizione si sposa armonicamente con la modernità, durante il soggiorno in Val Pusteria è d’obbligo assaggiarne le prelibatezze culinarie: gli Schlutzkrapfen, le mezzelune ripiene di ricotta e spinaci, ad esempio, sono diventati un simbolo della gastronomia altoatesina. Ma c’è anche il formaggio grigio di malga, detto anche Graukäse, che è stato proclamato presidio Slowfoodper via della sua lavorazione derivata dal latte crudo.

Escursioni a sei zampe

Le tre cime del Lavaredo – Livello: Facile
Questo sentiero è molto famoso per la bellezza dei paesaggio, tanto da attirare escursionisti e alpinisti di ogni livello. Il punto di partenza è il rifugio Auronzo; da lí si prende la strada 101, che conduce al lato nord delle Tre Cime, che è anche quello soleggiato. Si continua verso il Rifugio di Lavaredo e di lí presso la Forcella Lavaredo; da qui si gode uno splendido panorama sulle Tre Cime. Per il ritorno, l’escursione continua fino al Monte Paterno; lí c’è un bivio, dove si prende la direzione per il rifugio Locatelli o il rifugio Alpe, per poi ritornare al rifugio Auronzo.

Lago di Braies – Livello: Facile
Il giro attorno al lago di Braies è facile e adatto anche ai bambini. Inoltre, tutto l’ambiente attorno fa parte del Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies, con una flora e una fauna a dir poco spettacolari. Si parte davanti al parcheggio del lago di Braies e si continua sulla sponda sinistra del lago; si prosegue su una salita ripida, che consente di ammirare il lago in tutto il suo splendore. Dalla cima, grazie a delle scale, si ritorna sulla riva del lago, passando per i boschi. La sponda destra del lago è la via di ritorno, ancora meno faticosa.

che cos’è il rinforzo positivo nell’educazione del cane

positive training

Come comunicano cani e gatti?

Come comunicano cani e gatti, gli animali domestici in assoluto più diffusi nelle nostre case? In generale, gli animali comunicano tra loro con suoni, odori, movimenti del corpo o segnali luminosi. Attraverso il ricorso a questi diversi tipi di segnali, gli animali mantengono contatti con i membri del gruppo, delimitano il proprio territorio di caccia, attirano e corteggiano i membri dell’altro sesso, avvertono i compagni di un pericolo, difendono il territorio e organizzano le attività collettive per procurarsi il cibo.

Capire come  comunicano cani e gatti, e come interagire con loro, è importantissimo. Imparando alcune piccole regole, non solo si potranno evitare spiacevoli incidenti, ma sarà più facile per noi umani rapportarci con loro, nel pieno rispetto della loro natura di esseri viventi.

Come comunica il gatto
1. Coda dritta a candela: felicità
2. Coda dritta con punta leggermente curva: interesse e curiosità
3. Coda agitata: rabbia e fastidio
4. Coda incurvata con peli dritti: rabbia o paura
5. Coda bassa e pelo dritto: paura
6. Strofinare il corpo o la testa contro qualcosa o qualcuno: marcare il territorio
7. Orecchie appiattite all’indietro: paura e terrore
8. Mostra la pancia: l’animale è a suo agio
9. Fusa: gratitudine, voglia di coccole o stato di benessere
10. Soffiare: animale agitato, non tranquillo
11. Ringhio basso e ticchettante: alla vista di una preda

Come comunica il cane
1. Sbadigliare: ansia, nervosismo, paura e stress
2. Orecchie dritte: stato di attenzione
3. Orecchie indietro: paura ma non aggressività
4. Leccarsi il naso: stato di disagio
5. Occhi aperti e sguardo fisso: atteggiamento di sfida e minaccioso
6. Labbra ritratte e denti in evidenza: minaccioso
7. Bocca chiusa, denti stretti, ringhio sordo: stato di agitazione
8. Sorriso: affetto
9. Testa inclinata: quando l’interlocutore pone una domanda o è lontano
10. Inchino: invito al gioco
11. Leccare: affetto e sottomissione
12. Coda e orecchie rilassate e bocca semiaperta: tranquillità
13. Orecchie e coda eretta, occhi spalancati e torace spinto in avanti: minaccia e dominanza
14. Peli dritti, coda in alto e denti in evidenza: aggressività e sfida
15. Orecchie basse, coda bassa e rigida, corpo teso e parte posteriore leggermente abbassata: spaventato e aggressivo
16. Pancia in su: sottomissione, animale a proprio agio
17. Dare la zampa: richiesta attenzioni
18. Gesto della monta: dominanza
19. Rincorrere la coda: disagio e stress
20. Abbaio: richiesta di attenzione o avvertimento
21. Guaito: dolore o emozione
22. Ringhio: avvertimento
23. Ululato: richiesta contatto sociale

 

Bum, il cane randagio cieco che è tornato a fidarsi del mondo che lo circonda

Grazie a un progetto dell’Oipa e alla formazione di un cinofilo esperto, il quattrozampe ha imparato a confrontarsi con i suoi simili e con le persone

Un primo piano di Bum

FULVIO CERUTTI (AGB)
Cieco dalla nascita, Bum ha vissuto per anni randagio in Sicilia. Dopo anni difficili era finito in un canile di Marsala. Ma anche qui il suo vivere non era facile: la sua disabilità non gli permetteva di interagire con gli altri cani o con le persone. La vera svolta arriva un anno fa quando, grazie all’intervento dell’Oipa, Bum sale al nord, a Milano dove a prendersi cura di lui ci sono Monica, la sua conduttrice, e Luca Scanavacca, istruttore cinofilo e formatore in ambito zooantropologico, uno dei massimi esperti nell’educazione dei cani con disabilità visive e uditive, autore del libro “Semplicemente sordo”.  

Bum è un cane di oltre quaranta chili, probabilmente un incrocio con un pastore guardiano, un cane con un grande senso della posizione. Caratteristica però fortemente limitata dalla cecità. Proprio per questo il processo di recupero è iniziato lasciandogli i suoi tempi e i suoi spazi. «Prima gli abbiamo scelto un box dove avesse un riparo sicuro, ma anche un’area dove potesse sentire gli altri cani – spiega Scanavacca -. Dopo abbiamo iniziato a ritargliargli delle uscite in un giardinetto, in uno spazio stretto e lungo dove lui potesse sviluppare tutte le sue capacità di esplorazione olfattiva. Poi io e Monica siamo entrati nella sua quotidianità, sempre nella stessa posizione in maniera da dargli la possibilità di accettarci. Cosa che ha fatto poco per volta».  

Risultato che si è visto arrivare con i primi comportamenti positivi: Bum ha smesso gradualmente di avere una postura schiacciata, spaventata a favore di una posizione eretta, sicura e curiosa così come dovrebbe essere da parte di tutti i cani. «Per evitargli stati di frustrazione, per i primi due mesi non lo abbiamo toccato. Ma abbiamo cercato di gestirlo con la voce. Abbiamo cercato di orientarlo verso delle voci che gli stavano diventando familiari». 

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Per il quattrozampe è stato invece più facile instaurare un rapporto con gli altri cani. A differenza delle persone, gli animali capiscono subito che c’è qualcosa che non va: «I cani fra di loro emettono dei segnali calmanti, che sono per lo più visivi. Ma Bum questi segnali non li può leggere. Così i cani normodotati passano a una comunicazione chimica, ossia passano a marcaggi che non sono fisici, ma sono molto leggeri, dove c’è un’esplorazione di tipo olfattivo. Piano piano il cane normodotato si orienta verso la disabilità di Bum: inizia a utilizzare vocalizzi, assume delle posizioni che lo aiutino a orientarsi» spiega Scanavacca. 

 Ora Bum sta imparando a conoscere il suo corpo. È comunque un cane di 40 chili, ma che «si muoveva come se fosse un chihuahua, come se fosse ancora un cucciolo. E allora non abbiamo fatto altro che cercare di fargli capire che così non era. Ora stiamo lavorando sugli spazi chiusi come i bar, i locali. Tenendo in considerazione anche i materiali come le piastrelle che veicolano meno gli odori rispetto al prato e all’erba». 

 Ora Bum è pronto per un’adozione. «Solo la routine sistematica di un rapporto, di una casa gli permetterà di crescer ed evolversi. Ora ha gli strumenti per apprendere, deve solo poterli mettere in pratica. Ma – ricorda Scanavacca – non deve essere un’adozione pietistica. Chi lo adotta, verrà supportato e gli verranno trasmessi gli strumenti per far crescere Bum. Non bisogna pensare di prenderlo per relegarlo in una casa perché considerato impedito. In realtà sono solo competenze diverse e siamo noi umani che non abbiamo voglia di andare a scoprirle. E’ vero che è mancante di qualcosa, ma potremmo considerarlo un virtuoso del naso cosa che noi, per quanto ci sforziamo, non riusciremo mai ad avere. Non bisogna dire “sta sbagliando”, ma molto più semplicemente sta vivendo l’esperienza a suo modo». 

Per ulteriori informazioni su Bum scrivere all’indirizzo alessandra.ferrari@oipa.org  

Abbiamo cacca per le mani…raccoglierla è un’arte

di FABIANA BUONCUORE –  Raccogliere cosa? Mi pare ovvio: parlo dei bisognini dei nostri cani.
Questo compito viene spesso visto dai proprietari di cani come una sorta di male necessario, un ingrato compito a cui ci tocca ottemperare in nome del nostro grande amore.
Non si potrebbe avere pensiero più lontano dalla realtà, invece.
Signore, Signori, SciureMarie: raccogliere la cacca è UN’ARTE!
Molti di noi, sotto sotto, lo sanno già. Solo che nascondono dietro ad un’espressione infastidita la gaia soddisfazione di aver riempito il proprio sacchetto con il prodotto dei loro cani.
Che sia successo nel propricacca2o giardino, sul marciapiede, ai giardinetti, o che si sia trattato di un “imprevisto” in ascensore o al centro commerciale… che lo riconosciamo o no, ci divertiamo un mondo a raccogliere la cacca. Sacchetti rosa, azzurri, gialli, verdi, rossi.
A pois, coi cuoricini, addirittura profumati. Sfidiamo noi stessi a raccogliere sempre più cacche con un sacchetto solo, per battere sempre nuovi record, rigorosamente secondo la seguente religiosa sequenza:

1) Chi l’ha visto? – Ci fingiamo disinvolti, ma la prima cosa che ci interessa è sapere SE e CHI ha assistito alla deposizione della materia prima. Ci si guarda intorno con aria circospetta. I più disinvolti non voltano la testa, ma fanno guizzare lo sguardo comunque intorno a sé, mantenendo la testa china sull’ossetto portasacchetti.

2) Preparazione della strumentazione – Con l’abilità di un ninja che estrae le stellette affilate da una tasca, in un rapido gesto facciamo scorrere tra le nostre mani il sacchetto di nylon. Uno strappo fulmineo, un abile movimento delle nostre dita che in un colpo solo apre e rivolta la piccola busta, che ricopre così la nostra mano per intero.

3) La raccolta – Nel dubbio di essere osservati, celiamo il nostro godimento allo stato puro dietro una maschera di apparente disgusto.
La sfida è  avvolgere il fagottino senza lasciare tracce e senza macchiarci le mani. Ma non perché ci faccia realmente schifo: questo è solo il nostro alibi.
Non toccare la cacca con le mani fa parte della sfida: ed ecco che ci avventiamo sulla preda con le nostre mani ricoperte di plastica colorata, le nostre micidiali trappole cattura-cacche.
Qualche volta è difficile: la consistenza non è delle più solide, le dimensioni sono doppie rispetto al solito per via di un pasto particolarmente abbondante.
Dopo un primo approccio ad una mano, ci rendiamo conto che il gioco si fa duro. Il sudore comincia a colarci sulle tempie. Inseriamo nel sacchetto anche la seconda mano, mordendoci le labbra per la concentrazione.
Ricopriamo il malloppo centimetro per centimetro, avvicinandoci pericolosamente alla fine della plastica. Ma alla fine ce la facciamo, e con un movimento a 180° rivoltiamo rapidamente il sacchetto ora pieno, sollevandolo trionfanti. Sì, ma solo trionfanti inside: non lo ammetteremo mai, e fingiamo di storcere il naso.

ossetti4) Il nodo del successo – Il nodo è il passaggio finale, il timbro di approvazione, il marchio che attesta la qualità dell’opera. Soddisfatti della riuscita, scrolliamo professionalmente il bottino, facendolo ammassare sul fondo. Poi, l’esperto raccoglitore comprime le pareti del sacchetto a partire da un centimetro sopra al suo contenuto, facendo fuoriuscire l’aria in eccesso (“Uuuff! Che tanfo!”, dirà ad alta voce, ma in realtà vorrebbe complimentarsi con il cane per l’alta qualità della fermentazione), ed in un movimento fluido ed elegante chiude l’apertura con un nodo.

5) L’addio – A questo punto la prestazione è compiuta, un nuovo record è stato battuto. Ma dicono che la vera arte è quella che dura pochi istanti. Ed è per questo che l’autore, col cuore infranto, si avvia poi verso il cestino della spazzatura. Prima di farne scivolare il contenuto all’interno, dà un’ultima, furtiva occhiata alla sua opera.
Dà un addio alla sua creazione, destinata a sparire per sempre nel buio. Ciò che spinge il raccoglitore a superare il momento, è sapere che presto il suo cane produrrà qualcosa di nuovo ed irripetibile, proprio come la cacca precedente.

A questo proposito, vorrei fare il punto sulle tipologie di cacca che il vero raccoglitore appassionato DEVE conoscere, prima di apprestarsi a prendere un cane.

cacca1–  Cacca Normale: solitamente suddivisa in cilindri, di consistenza media, è la più comune, quella che raccogliamo in circostanze normali. Non fatevi ingannare: un vero artista sa rendere unica la sua opera anche a partire da una materia prima poco pregiata.
–  Cacca Perfetta: di pari qualità rispetto alla precedente, si differenzia da essa perché è costituita da un unico cilindro ben formato. Il raccoglitore esperto conosce le difficoltà che comporta la delicata raccolta di questo tipo, perché si sforza di non far spezzare a metà la materia.
– Cacca Colorata: è decorata da frammenti multicolori provenienti da un giocattolo, un indumento, un soprammobile o altro che il vostro cane ha coriandolizzato ed ingurgitato a vostra insaputa il giorno prima. Solitamente, l’opera che dovrà compiere il raccoglitore comincia dopo un “Oh! Ecco dov’era finito!!”
– Cacca Artistica: di consistenza soffice, il cane la produce con un movimento a spirale, producendo un gradevole “effetto meringa”.
–  Cacca Menhir: generalmente rara (con eccezione di alcune razze specializzate quali il rottweiler, che la producono più frequentemente), si presenta depositata in verticale sul pavimento, perfettamente perpendicolare al suolo. Solitamente segue un rimprovero, in seguito al quale il cane vuol dimostrare al padrone le proprie qualità positive, come appunto il senso dell’equilibrio.
–  Cacca Nuovo Mangime: solo per i raccoglitori veramente esperti, di consistenza semi-liquida, segue un pasto in cui abbiamo miscelato un nuovo mangime al vecchio per effettuare un cambio di alimentazione. Generalmente lascia a terra una firma circolare ed indelebile.
–  Cacca Acrobatica: viene deposta mentre non siamo presenti (se fatta in giardino), o nell’istante in cui ci distraiamo mentre teniamo il guinzaglio, per usare il cellulare o guardare una vetrina. Fatto sta che, quando rivolgiamo lo sguardo al cane, gli leggiamo sul muso un’espressione soddisfatta, per poi scoprire il suo prodotto spalmato sul muretto alle sue spalle (solitamente ad un’altezza che supera di parecchio quella della sua groppa). Per via della sua apparizione mistica, molti raccoglitori ancora non credono che provenga realmente dal proprio cane.
–  Cacca Dispetto: anche questa segue solitamente un rimbrotto, e viene deposta dove solitamente il cane SA che non va deposta (sul terrazzo, sul tappetino del bagno o della cucina, nella cesta dei panni da stendere, sulle nostre scarpe nuove). In questo caso, il raccoglitore professionista dovrà dare il massimo per eliminare più materia possibile in modo da salvare la superficie scelta per la deposizione.
– Cacca Fantasma: vediamo il nostro cane deporla, andiamo a prendere un sacchettino, torniamo… ed essa non c’è più.
– Cacca Fanghi Terapeutici: si ottiene quando il cane, guidato dall’istinto, si accorge che ciò che ci apprestiamo a raccogliere ha una malformazione o un problema strutturale, mentre noi non ce ne rendiamo conto. Di conseguenza, ci si rotola sopra spalmandosela addosso, pur di impedirci di utilizzarla per produrre una nuova opera. I cani certe cose le sentono.
– Cacca Chi-Semina-Raccoglie: viene distribuita dal cane su una distanza che varia da 50 centimetri a 10 metri, in piccole porzioni. Il vero Raccoglitore con la R maiuscola saprà comunque ritrovare ogni frammento e completare il puzzle senza scomporsi.

sacchetti_caccaRICONOSCERE I SACCHETTI MIGLIORI
A questo punto, è importante sapere che non esiste una strumentazione universalmente adatta a tutti i raccoglitori, ma che ogni raccoglitore ha il suo sacchetto ideale.

Colore: c’è chi lo intona al portasacchetti, chi al collare del cane, chi ai propri vestiti. Chi lo preferisce semitrasparente o completamente coprente. Va a gusto personale.
Solitamente, i proprietari maschi di cani evitano quelli rosa, o a cuoricini.

Spessore: come si fa a capire quanto è spesso e resistente un sacchetto? Dal suo prezzo: quelli più economici sono anche i più sottili e fragili. Ma attenzione, non è detto che i migliori siano quelli più robusti! Chi ama l’adrenalina e le sfide finisce per acquistare comunque i sacchetti a rischio rottura, per il gusto della difficoltà elevata da affrontare. Solitamente, solo i più esperti osano tanto.

Dimensioni: E qui, non si tratta di acquistare il sacchetto delle dimensioni giuste. In commercio esiste solo UNA taglia di sacchetti (con qualche eccezione in alcuni negozi ben forniti). Di conseguenza, il raccoglitore professionista si permetterà di adottare un cane di taglia grande (i cui prodotti entrano appena appena giusti nel sacchetto), mentre il principiante si accontenterà di cani più piccoli che producano monticelli meno ingombranti, in modo da avere un maggior margine di errore.

Concludendo, che siate già raccoglitori fieri ed esperti, o falsi denigratori che credevano di essere gli unici a provare segretamente gusto nel raccogliere, o reali sostenitori del “ah, no, guarda… è proprio l’unica cosa che mi dà fastidio dell’avere un cane”… magari, da oggi, vi chinerete sul soffice monticello protendendo il vostro sacchetto con un sorriso.

***

… E NON DIMENTICHIAMO GLI SHITBUSTERS!

Leggendo l’illuminata analisi di Fabiana Buoncuore (che riteneva il suo articolo “troppo volgare per essere pubblicato”: infatti non l’ho proprio pubblicato, come si è visto… ) mi sono resa conto che la nostra amica aveva esaminato il delicato argomento affrontandolo solo dalla parte del raccoglitore, ovvero dell’umano del cane, trascurando invece gli Osservatori. Quelli che ieri un’amica padovana ha definito “Shitbusters”, definizione che mi è piaciuta troppo per non rubargliela immediatamente.
Mi prendo, dunque, la libertà di aggiungere al pezzo di Fabiana qualche appunto relativo alle tipologie più comuni di Shitbusters, per definire le quali manterrò l’uso della lingua anglosassone, visto che ben si addice alla raffinatezza (proprio da Lord inglese) dell’argomento:

windows– The window shitbuster – è quello (ma più spesso quella) che spia le cagate canine dalla finestra, nascosta dietro le imposte e pronta a spalancarle, balzando fuori con effetto “jack in the box”,  al primo apparire del prodotto in oggetto, urlacchiando: “Ahhhh!!! Che schifoooo! Non può far sporcare il cane LI’!” (il “lì” può essere un punto qualsiasi dell’universo: dal marciapiedi all’aiuola, dalla cunetta stradale alla striscia pedonale. Tutto ciò che lui/lei riesce a vedere dalla sua postazione-finestra rientra automaticamente nel “lì”).
Inutilmente il proprietario del cane si sbraccia sventolando sacchetti e/o urlacchiando a sua volta: “Ma sto per raccoglierla! Gli lasci almeno il tempo di finire di farla!”
Lo shitbuster continuerà ad inveire contro i cani sporcaccioni di padroni ancor più sporcaccioni, invitando con parole e gesti (anzi, gestacci) l’umano a “portare subito via il suo cagnaccio”.
Ignorando, evidentemente, che “portare via” un cane che sta facendo la cacca significa pavimentare una decina di metri, anziché produrre un singolo mucchietto facilmente raccoglibile.

–  The sarcastic shitbuster – Questo è più facilmente un “lui”: ed è colui che trova assurdo e/o ridicolo l’atto più civile che un proprietario di cane possa compiere.
Brunella Gasperini, autrice che ho molto amato, raccontava di un ragazzotto che l’aveva apostrofata chiedendole: “Cosa ne fa? Ci condisce i maccheroni?”
Personalmente mi sono sentita dire, invece: “Ma che schifo! Ci prova gusto a piantare le mani nella merda?” (versione radical chic… anzi, radical shit);  “Cosa fa, le colleziona?” (versione truzzo-ironica); e “Ma perché non la lascia stare, che è tutto concime?” (versione country).

lite– The anticipator shitbuster – E’ colui (o colei) che decide che tu NON raccoglierai la cacca del tuo cane, prima ancora che lui l’abbia fatta.
Basta che il cane si metta in posizione e già ti copre di insulti, informandoti che ogni santo giorno lui/lei deve pestare le tuecacche (dice proprio così: le tue cacche, come se avesse beccato tead accovacciarti sul marciapiede con le mutande abbassate).
Ora, questa storia del doverle pestare a me non va proprio giù. Capirei se dicesse che deve schivarle, fare lo slalom, saltarle: ma perché dovrebbe essere costretto a passarci sopra?
Se me l’avesse detto Ray Charles, buonanima, avrei anche potuto abbozzare: ma quelli che te lo dicono, solitamente, ci vedono benissimo. E quasi sempre te lo dicono quando ti trovi per caso in una strada che non hai mai percorso prima e in cui probabilmente non passerai mai più.
Non importa. Anche se glielo spieghi, l’anticipator non ci crede e ti ritiene il diretto responsabile di tutte le cacche canine del creato.
Questi sono gli unici shitbuster che solitamente mando a quel paese senza troppe spiegazioni (tanto non servirebbero).
Una volta sono arrivata al punto di lasciar lì la cacca, riponendo il sacchetto che stavo già estraendo dall’apposito ossetto, dicendo: “Ah, vabbe’: se proprio la deve pestare, allora non le faccio il torto di sottrarle la materia prima” (non ne vado molto fiera, però l’ho fatto davvero. Una volta sola, giuro).

– The hypochondriac shitbuster – Questa è più facilmente una “lei”, convinta che ogni cacca di cane, anche se regolarmente raccolta e smaltita, sia un imperituro ricettacolo di virus letali, dall’Ebola in su.
Quindi si profonde in dotte disquisizioni su “tutte le malattie che portano i cani”, particolarmente dirette ai bambini: se infatti il cane OSA fare uno spruzzino di cacca nel raggio di cinquecento metri da una scuola, un asilo o (più facilmente ancora) dal giardino dell’hypocondriac shitbuster, parte una giaculatoria mai più finita.
Credo che mi caricherò sul tablet questo video e che lo mostrerò senza profferir verbo (ma sogghignando cinicamente) alla prossima hypocondriac shitbuster che trovo sulla mia strada:

– The as-if-there-were-no-tomorrow shitbuster – Ehm… a dire il vero non so se questo modo di dire esista in inglese. Mi sa di no: ma io sono specialista nel tradurre letteralmente le frasi italiane più gergali, spiazzando completamente gli anglofoni per i quali le suddette frasi non significano nulla (rammento ancora la faccia allibita  dell’allevatrice americana alla quale dissi con aria complice: “I know my chickens”. Credo che sia ancora lì che si chiede quali caspita di polli possedessi, e soprattutto perché li tirassi in ballo mentre si stava parlando di giudici di expo).

Comunque… questi Osservatori ti guardano proprio raccogliere le cacche come se non ci fosse un domani. Come se da quell’atto dipendessero le sorti dell’Universo creato.
Li vedi che allungano il passo, smaniando dalla voglia di saltarti in testa accusandoti delle peggiori nefandezze… solo che tu li freghi sul tempo, estraendo il sacchetto e cominciando a sventolarlo PRIMA ancora che il cane abbia finito di mettersi in posizione.
Allora virano bruscamente di bordo, fanno inversione a U e poi cominciano a gironzolare a debita distanza (illudendosi che tu non li noti) guatandoti più che osservandoti, allungando il collo per accertarsi che tu l’abbia tirata su proprio tutta-tutta-tutta, torcendosi le mani nella spasmodica attesa che l’operazione si sia conclusa. Dopodichè, appena ti sei allontanato di qualche metro, corrono sul luogo del delitto a controllare che non sia rimasta neppure la minima traccia del misfatto: manca solo che si mettano a quattro zampe ad annusare in cerca di eventuali residui olfattivi. Non mi sorprenderei se prima o poi si munissero di Luminol (o forse di Shitinol). Come i RIS.

Il dog sitter necessario?

Simone dalla Valle – Dog Trainer

Riflettendo sulla necessità di avere o meno un dog-sitter rispondendo a chi giustamente mi chiede se c’è da fidarsi di sconosciuti che portano a spasso il nostro cane…

Come tante persone che vivono da soli col proprio quadrupede, in passato ho avuto spesso bisogno di un aiuto da parte di qualcuno per gestire i miei cani.
Finché ho abitato a Milano questo significava rivolgersi a parenti o a una cerchia ristretta di amici che conoscevano da tempo i miei cani e si prestavano per l’occasione, ma da quando vivo in campagna le distanze dalla città non lo hanno più reso possibile.

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Oltre a questo negli ultimi anni mi è capitato di fare anche delle vacanze in cui i miei quadrupedi non potevano seguirmi e, poiché ho sempre pensato che non avrei mai messo i miei cani in pensione, mi sono ritrovato anch’io nella condizione di dovermi rivolgere a un dog-sitter.
E questo pur avendo un bel giardino a disposizione: l’uscita quotidiana, infatti, è un bisogno a cui non è giusto che i cani rinuncino per più di un giorno!

I timori e i dubbi nell’affidare i miei migliori amici ad una persona a loro e a me “sconosciuta” sono subito andati in conflitto con la mia idea secondo cui per icani, che sono animali sociali, avere tanti amici non solo a 4 ma anche a 2 zampe con cui ogni tanto condividere la propria uscita e delle esperienze piacevoli è un fatto estremamente positivo.
Come spiego in Un Cane Per Amico, appena ne ho la possibilità faccio si che siano anche altre persone fidate e conosciute a far qualcosa con e per i miei cani: dal tenerli al guinzaglio al giocare, da mettergli la pettorina al dargli da mangiare.
Condividere esperienze positive con quanti più esseri umani che si approcciano a loro nel modo giusto aumenta la fiducia dei cani nel genere umano e in generale la fiducia in se stessi visto che volenti o nolenti i cani vivono in un mondo di esseri umani…

Per questo motivo i dog sitter dei miei cani non sono mai stati degli improvvisati né tantomeno delle persone che dal giorno alla notte li hanno presi al guinzaglio e portati a spasso: con ognuno di loro c’è stato un periodo di conoscenza, di inserimento e di verifica rispetto alla reciproca compatibilità. Quando purtroppo questa verifica non è andata a buon fine ho rinunciato al dog sitter, nonostante ne avessi bisogno.
Trovare il dog sitter giusto per il proprio cane è senza dubbi una scelta impegnativa e ricca di responsabilità quanto può esserlo scegliere una baby sitter per i propri figli.
Per esempio è chiaro che bisogna farsi i propri conti, ma il costo non può certo essere la pregiudiziale: sempre meglio garantire poche uscite ma di qualità, invece che tante uscite in cui il cane viene gettato all’area cani per un’ora come alcuni genitori fanno coi bambini che vengono dimenticati dentro la gabbia con le palline colorate al centro commerciale.

E’ chiaro che non inboxerino tutti i posti è facile trovare qualcuno che oltre ad amare i cani, abbia anche delle competenze di base per interagirci correttamente ed è chiaro che alcuni cani avranno bisogno di particolari attenzioni, ma sapete che vi dico?
Che sono certo che per Sentinella, Shaka e Lucy (e naturalmente anche per Kaya finchè c’è stata!) i dog sitter che si occupano o si sono occupati di loro son diventati nuovi amici, persone a cui scodinzolano festosi e magari portano anche un gioco quando arrivano.
E come loro conosco tanti altri cani che si vivono in questo modo l’arrivo di una persona speciale che nel momento del bisogno potrà occuparsi di loro, per cui io e la mia compagna non possiamo che dire GRAZIE, GRAZIE A TUTTI GLI ZII DEL NOSTRO BRANCO: Maoz, Max, Gino & Ric, Lola, Debby e anche Roberto…in attesa che Lucy decida di farlo entrare in casa!

; )

Un ultima riflessione: non vorrei mai che i miei cani dipendessero solo da me e la mia compagna, non sarei tranquillo e son certo che loro sarebbero meno felici di quanto lo siano ora!

a naso…sono davvero i migliori amici …no?

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Pastore Tedesco: il cane delle meraviglie

Iniziamo con questo articolo la nuova sezione dedicata alle razze di cani più comuni in Italia e nella nostra città. Tratteremo una razza a settimana, proveremo ad approfondire un pò tutti gli aspetti del cane, della sua razza e della sua specificità, per poter meglio amalgamare le esigenze del nostro amico a 4 zampe e noi.

Razza: Pastore Tedesco
Origine: Germania
Impegno: cane da pastore, da utilità e da servizio polivalente
Taglia: 60 – 65 cm per il maschio, 55 – 60 cm per la femmina
Peso: all’incirca 30 – 40 kg il maschio e 22 – 32 kg la femmina
Aspetto generale: il Pastore Tedesco è un cane di taglia media, leggermente allungato, equilibrato e proporzionato in ogni sua parte corporea. È un cane forte e muscoloso, di ossatura asciutta e struttura solida. Nonostante un’eleganza scevra di fronzoli, il portamento fiero, il fisico atletico e lo sguardo vigile non lo lasciano passare inosservato.

Maestoso, statuario, temerario, ma anche dolce, paziente e giocherellone. Soprattutto intelligente. Il suo aspetto rustico ed essenziale, unito alla sua grande versatilità, fanno pensare che il Pastore Tedesco esista da sempre, invece risale alla fine del XIX secolo. Una meravigliosa sintesi studiata a tavolino.

Nato per la pastorizia, da sempre gli furono affidati con successo una moltitudine di compiti. Impiegato dai corpi speciali dell’Arma, dalle Forze dell’Ordine, dalla Protezione Civile, svolge con dedizione compiti di assistenza sociale, sa essere un meraviglioso compagno nello sport e un atleta imbattibile in tante discipline. Le mille sfumature del suo carattere gli permettono, però, sempre di essere anche un semplice compagno di vita, seppur mai banale.

Carattere del Pastore Tedesco

Docile, equilibrato, coraggioso, fiero, combattivo e obbediente, il Pastore Tedesco è capace di adattarsi facilmente a ogni situazione ed è un ottimo guardiano. Paziente con gli altri animali se non provocato è di indole assolutamente buona.

Con i bambini sfodera una pazienza proverbiale, sa essere un buon compagno di giochi e una balia fidata, ma preferisce decisamente interfacciarsi con un adulto. La sua presenza dà sicurezza, infatti è un guardiano eccezionaledella proprietà e delle persone. È vigile e reattivo, coraggioso e fedele. Dalla sua ha anche una fama che lo precede, tant’è che la sua presenza è un forte deterrente contro i malintenzionati.

Nonostante sia molto legato alla persona, non è un cane invadente, non ha bisogno di eccessivo contatto fisico, il suo collegamento è più “intimo” e discreto e si basa sulla sintonia. Ha una buona dose di indipendenza e ciò che lo caratterizza maggiormente è proprio la capacità decisionale: il Pastore Tedesco è sempre stato abituato a doversela cavare da solo nelle varie mansioni a lui affidate.

Mantello del Pastore Tedesco

Il pelo è molto fitto, dritto, duro, aderente al corpo e con la presenza del sottopelo; nella testa e nella parte anteriore degli arti è un po’ più corto, nel collo, invece, più lungo e folto. Sarà sufficiente una spazzolata alla settimana e qualcuna in più nel periodo della muta.

colorinero con focature brune, rosso-brune, gialle e grigiochiare, nero e grigio unicolore con sfumature grigie più scure, sella e maschera nere. Ammesse le macchie bianche sul petto.

Cure e salute

E’ molto forte e resistente, quindi non necessita di particolari cure; non è un cane solitario, ama la presenza del suo padrone. Naturalmente ha delle necessità, psichiche e fisiche, che vanno osservate affinché il suo grande equilibrio non venga mai meno: fare esercizio fisico ed essere coinvolto nelle attività della famiglia, sentire amore attorno a sé e ricevere le giuste attenzioni.

Va educato fermamente fin da piccolo, in modo che abbia una base solida sulla quale crescere e dei limiti ben precisi da rispettare, dei riferimenti gerarchici costanti. Poi basterà dargli fiducia per non essere mai traditi.

Il tallone di Achille del Pastore Tedesco sono le anche: la sua costruzione rettangolare (quindi con tronco più lungo rispetto all’altezza), le sue angolazioni e l’inclinazione della groppa, caratteristiche che lo rendono un infaticabile trottatore, se esasperate o non proporzionalmente sviluppate, portano l’allontanamento della testa del femore dall’acetabolo e quindi alla displasia. Questa patologia è legata a più fattori, tra cui vi è anche una percentuale di ereditarietà. È quindi buona norma il controllo del proprio cane intorno all’anno di età e soprattutto prima della riproduzione. Oltre alla displasia dell’anca, il Pastore Tedesco può essere soggetto a quella del gomito, per cui è buona norma un controllo radiologico anche agli arti anteriori.

Di Sofia Golden (riproduzione vietata)

Foto Shutterstock. 

A Firenze libero ingresso per i cani in negozi e uffici

Multe a chi espone cartelli con il divieto d’accesso loro dedicato

Libero ingresso dei cani in uffici, negozi e spazi aperti al pubblico, con multe a chi espone cartelli con il divieto di accesso loro dedicato, lotta all’ accattonaggio con animali e al traffico illegale di cuccioli (con obblighi di tracciabilità degli esemplari a carico di chi li vende), e regole a tutela dei cavalli dei fiaccherai.

Sono alcune delle novità contenute nel nuovo regolamento sugli animali del Comune di Firenze, che approderà presto in Consiglio comunale.

 Ad illustrarne i contenuti, oggi, è stato l’assessore all’ambiente Caterina Biti, dopo che il documento ha ricevuto l’ok in commissione.

Nel dettaglio, sui cavalli dei fiaccherai, la norma prevede regole per le razze da utilizzare, per gli orari di lavoro (non più di 6 ore al giorno, con pause obbligatorie), per le condizioni ambientali (divieto di utilizzare i cavalli se la temperatura supera i 35), per il decoro (la carrozza deve avere un contenitore per le deiezioni), per l’uso della frusta (sempre vietato). Tra i vari contenuti del documento, anche norme più stringenti per i circhi sull’ utilizzo di animali e il divieto di accesso dei cani alle aree giochi.

Più sani, più puliti e più liberi: è l’Italia amica degli animali

Più sani, più puliti e più liberi: è l'Italia amica degli animali

Oltre 7 milioni di famiglie hanno un cane o un gatto, un bacino (anche elettorale) che fa del nostro Paese un’avanguardia nella loro tutela. Ma, anche se abbiamo una delle migliori normative, spesso manca il controllo sull’applicazione di queste leggi e la certezza della pena per i trasgressori. Ecco una mappa delle iniziative

di SARA FICOCELLI

Strumentalizzazioni politiche a parte, il 7% di cui parla Berlusconi è attendibile, dato che circa 4 milioni di famiglie nostrane hanno un cane e 3 milioni un gatto e l’iniziativa milanese è solo una delle tante che hanno preso piede negli ultimi tempi in Italia. Dato il crescente affetto per gli animali, anche la tv si adegua e su Sky è da poco partito un reality, ‘Emergenza veterinaria’, dedicatoproprio a loro.

“A livello nazionale  –  spiega Massimo Comparotto, presidente Oipa Italia  – è fondamentale il recepimento in termini restrittivi della direttiva europea sulla vivisezione. Fermo restando che l’obiettivo resta quello dell’abolizione totale, in Italia abbiamo ottenuto, oltre ad altre restrizioni, l’abolizione di allevamenti di cani, gatti e primati destinati a questa pratica, rendendo impossibile il business di strutture come Green Hill“.

A livello locale, sono sempre più numerosi i Comuni che inseriscono nei regolamenti il divieto di attendamento dei circhi con animali, anche se resta in vigore la legge nazionale che li tutela, e un’altra novità positiva riguarda le norme in materia di detenzione dei cani, come quella che prevede il divieto di tenerli a catena, sancito in Emilia Romagna nel 2013 e qualche giorno fa anche inVeneto. Per non parlare del fatto che sono sempre più numerose le strutture ricettive che accettano gli animali in tutta Italia, a dimostrazione del fatto che l’offerta si sta adeguando a una crescente domanda da parte di famiglie che non vogliono rinunciare alle vacanze con l’amico a quattro zampe. E il comune diFirenze proprio ieri ha approvato un nuovo regolamento che permette l’ingresso agli animali in ogni esercizio pubblico.

Ma, sull’esempio americano, ai cani sono state aperte le porte delle carceri, in modo da alleviare la solitudine dei loro padroni, e a Firenze gli animali domestici hanno libero accesso nei tre hospice dell’Azienda sanitaria di Firenze (Asf), strutture residenziali dedicate al ricovero di pazienti in fase avanzata e irreversibile di malattia. Nelle strutture di San Felice a Ema, San Giovanni di Dio e delle Oblate, spiega una nota, “cani e gatti possono entrare e stare con i loro padroni per rendere meno duro il distacco”.

Molti comuni italiani, poi, hanno stipulato convenzioni con i nuclei di guardie zoofile Oipa, 50 in tutta la penisola, per la vigilanza, la prevenzione e la repressione degli illeciti ai danni degli animali. A Milano, negli ultimi cinque anni, le guardie zoofile hanno ad esempio agito in convenzione con il Comune intervenendo in migliaia di situazioni di maltrattamento, ma non sono solo i comuni del Nord Italia a dare il buon esempio e, di recente, anche quello diSolarino (Siracusa) ha avviato una partnership con un nucleo Oipa e ha deciso di incentivare le adozioni abbonando il pagamento della Tares a tutti i cittadini che adottano uno o più ospiti del  canile comunale. “Siamo, inoltre, gli unici in Europa a vietare la soppressione degli animali domestici, compresi i randagi  –  spiega Carla Rocchi, presidente Enpa – e abbiamo una normativa particolarmente severa per la detenzione degli animali in cattività: da noi sarebbe impossibile uccidere giraffe e leoni come ha fatto, con colpevole disinvoltura, lo zoo di Copenaghen”.

Più sani, più puliti e più liberi: è l'Italia amica degli animali

Certo, il paradiso, per cani gatti e quant’altro, è ancora lontano: l’Italia ha sì una delle migliori normative a livello europeo in tema di benessere degli animali, ma spesso manca il controllo sull’applicazione di queste norme e la certezza della pena per i trasgressori. Un tasto particolarmente dolente è poi quello della gestione del randagismo nelle regioni del Sud. “Il fenomeno  –  spiega Comparotto  – è ormai diventato endemico e le associazioni di volontariato sono state lasciate sole a combattere una battaglia impari. È necessario che vengano previsti severi controlli riguardo l’effettiva applicazione della legge nazionale da parte dei Comuni e delle Asl interessate, oltre che massicce campagne di sensibilizzazione della popolazione, campagne che non possono essere lasciate alle sole forze delle associazioni”.

“La salvaguardia degli animali in Italia – spiega Isabella Pratesi, responsabile conservazione internazionale Wwf Italia – riguarda due mondi apparentemente separati, ma altrettanto importanti: quello delle specie selvatiche (lupi, orsi, etc) e quello degli animali da compagnia. L’Italia conta 57.468 specie animali selvatiche, oltre a 12mila specie floristiche, e il nostro Paese è il più ricco di biodiversità in Europa. Il paradosso è che non abbiamo ancora una legge nazionale che tuteli in maniera organica questo enorme patrimonio, cosa che occorrerebbe fare al più presto. Le uniche due norme che si occupano a vario titolo di biodiversità sono la legge quadro sulle aree protette e quella che regola l’attività venatoria. E non c’è inoltre nessuna legge nazionale che tuteli la fauna cosiddetta minore (invertebrati, rettili e  anfibi: quest’ultimi particolarmente colpiti dai cambiamenti climatici), per non parlare delle piante”.

L’altro mondo, spiega l’esperta, è quello degli animali da compagnia, e abbraccia soprattutto l’universo dei cani: “È un settore che merita un’attenzione particolare: la cattiva gestione, ad esempio, di quelli padronali, lasciati liberi di vagare sul territorio o non custoditi affatto, in alcune Regioni sta creando fenomeni di ibridazione con il lupo, una specie ad altissimo rischio”.

“Noi siamo stati tra i primi in Italia  –  continua Rocchi – a dotarci di un veicolo di soccorso mobile per gli animali, Isotta, impegnato sia in situazioni di emergenza, come il terremoto in Emilia o la recente alluvione in Sardegna,  sia come supporto a interventi di sterilizzazione e microchippatura nelle aree più a rischio per il randagismo. E per primi in Italia abbiamo promosso una collaborazione sinergica con le farmacie comunali per tenere sotto controllo il caro farmaci veterinari. Si tratta al momento di un progetto pilota su Fiumicino (Roma), ma in futuro contiamo di estenderlo anche ad altre realtà”.

Quel che è certo è che l’esercito degli animalisti, da noi, è sempre più informato e agguerrito. Secondo l’indagine Eurispes 2014, l’81,6% dei connazionali è apertamente contrario alla vivisezione, contro il 16% dei favorevoli, e si attestano intorno all’85,5% gli oppositori delle pellicce, al 74,3% i contrari alla caccia e al 65% coloro che non vorrebbero mai vedere animali negli spettacoli circensi.

In parallelo a questi dati, cresce anche il numero dei cittadini che optano per un regime alimentare diverso da quello onnivoro, per un totale di 6,5% suddiviso in un 5,9% di vegetariani e un 0,6% di vegani, contro il 4,9% dell’indagine fatta nel 2013. Di questo 6,5, il 31% dichiara di aver compiuto questa scelta per rispettare gli animali, il 24% per motivi di salute e il 9% per tutelare l’ambiente ed essere più ecologici.

Gli animali, insomma, occupano una fetta sempre più importante del cuore e della vita degli italiani e lo dimostra il fatto che il 55,3% delle famiglie ne ha almeno uno con sé, un dato che segna un +13,6% rispetto all’indagine precedente (41,7%). Entrando ancora più nello specifico, sale del 3,5% il numero delle famiglie che ha un animale domestico (dal 29,8 al 33,3%) e addirittura del 10,1% quello dei nuclei familiari con due o più di loro (dall’11,9 al 22%).

Meet the Washington Mudslide Rescue Dogs

As the search for missing persons in the aftermath of a massive mudslide in Washington enters its second week, some searchers will be taking a much-needed break.

Rescue dogs, who have been essential in the search for victims of the mudslide that hit Oso, Wash., on March 22, will be getting some rest after working long hours in the cold and rain, rescue crews said Sunday. The dogs can lose their sensing ability if overworked, officials said, according to the Associated Press.

“The conditions on the slide field are difficult, so this is just a time to take care of the dogs,” said Kris Rietmann, a spokeswoman for the team working on the eastern portion of the slide.

Dogs from the Federal Emergency Management Agency that arrived more recently will continue working, said Heidi Amrine, another spokeswoman for the operation.

Late Saturday, authorities revised the number of people believed to be missing from 90 to 30, while the official death toll edged up to 21.

Below, a look at some of the search and rescue dogs at the site.

Rick Wilking/Reuters

Tryon the rescue dog waited to go through the decontamination area after searching for victims in Oso, Washington on Sunday.

Elaine Thompson/Associated Press

Search dog Stratus jumped over debris last Tuesday.

Rick Wilking/Reuters

Rescue dog Nexus was cleaned after searching for victims Sunday.

Elaine Thompson/Press Pool

Rescue workers search with an unidentified search dog on Saturday.

Matt Mills McKnight/European Pressphoto Agency

Search and rescue member Joanne Varney, left, with dog mADDee, last Tuesday.

Washington National Guard, Spc. Matthew Sissel/Associated Press

An unidentified search dog waited to be washed after searching through debris last Thursday.

primi scatti di primavera …a norma.

facce d’amore di cani

Negli hospice di Firenze porte aperte agli animali domestici per i malati terminali

Chi ha scelto la compagnia di un animale domestico sa bene quanto la sua presenza nella propria vita possa fare la differenza. Ci fanno compagnia, ci aiutano a combattere la solitudine, lo stress, la depressione. Ecco perché negli hospice dell’Azienda sanitaria di Firenze diretti dal dottor Piero Morino gli animali d’affezione, cani o gatti che siano, possono entrare e stare con i loro padroni per rendere meno duro il distacco provocato dalla morte.

Un protocollo finalizzato alla gestione dell’accesso e alla permanenza all’interno della struttura di cani e gatti appartenenti al nucleo familiare dell’ospite è stato messo a punto all’hospice di San Felice a Ema, dove, insieme ai volontari della Fondazione italiana di leniterapia (File), l’esperto personale della Asl accompagna chi si trova nella fase terminale di una malattia inguaribile.

Il documento, alla cui stesura hanno collaborato Cristina Rossi della direzione infermieristica e il dottor Carlo Ciceroni del servizio di Sanità pubblica veterinaria, serve a fornire ad operatori e volontari le informazioni su come favorire questa compagnia, in tutta sicurezza per sé e per gli ospiti del centro.

Mette insomma nero su bianco una prassi che era in uso da tempo e che lo scorso anno consentì a un paziente delle Oblate di decidere serenamente di rinunciare alla dialisi pur di restare accanto al suo setter che gli era saltato sul letto. I tre hospice dell’azienda dispongono complessivamente di 31 posti letto ed hanno ospitato lo scorso anno circa 600 persone, per le quali si è cercato fino all’ultimo minuto di migliorare la qualità della vita.

Tutti hanno diritto a vedere chi più amano, soprattutto coloro che si trovano nella fase terminale di una malattia inguaribile. Queste persone vanno trattate con ogni mezzo idoneo, medico, assistenziale, psicologico, spirituale, e con tutto il supporto e l’assistenza possibili a dare pienezza e conforto in quel tempo residuo, per fronteggiare il dolore, la separazione, la morte ed il lutto.Compresa la possibilità di vedere l’amato animale. E la Asl di Firenze lo ha capito, così come hanno fatto poco tempo fa anche la Regione Emilia Romagna e il Comune di Prato.

Roberta Ragni

Piu’ informazioni su:canipet-therapy

“Io sono qui”: la commovente campagna per rendere visibile l’invisibile

Bellissima iniziativa cilena per far emergere dall’invisibilità i cani in strada, i nostri amici randagi, i più sfortunati di tutti. E’ bastato mettere dei palloncini colorati con su scritto “io sono qui” per accendere una luce su ognuno di loro, per metterli in evidenza, in un mondo troppo distratto, a tutto e a tutti…soprattutto con loro che uno sguardo dolce, una carezza e una leccatina, sono pronti a regalarla sempre e comunque a chiunque.

Questa piccola iniziativa, grande nella potenza delle immagini e dei risultati, ci dimostra ancora una volta che in questo mondo non siamo soli, non possiamo escludere nessuno, non dobbiamo dimenticare nessuno, che sia esso animale o umano, che sia a 2 o 4 zampe, non ne abbiamo il diritto.

Quel semplice palloncino colorato ha smosso la coscienza di tante persone che fino ad allora guardavano ma “non vedevano”, ha sensibilizzato tante persone che non osservavano più in basso. Non si tratta di pensare sul come perseguire la pace nel mondo, o come risolvere i problemi legati alle popolazioni che soffrono la fame. Stiamo parlando di svegliare la nostra coscienza sul problema del randagismo per rendere un pò tutti più coscienti e consapevoli di chi potrebbe avere bisogno di noi, di un aiuto, di una carezza di cibo, di riparo dal mondo degli umani, così attento al profitto e troppo distratto all’amore.

Ripetiamolo, in ogni città, in ogni luogo, in ogni piazza, affinchè non ci sia più bisogno di farlo, affinchè non sia più necessario dover rendere visibile l’invisibile.

I cani non parlano e a volte sembra sia solo la parola a mancare. Due studenti cileni, amanti degli animali, hanno avuto un’idea per sensibilizzare la gente e “rendere visibile l’invisibile”. Una campagna di sensibilizzazione nata da un’idea e una voglia, quella di non lasciare che i cani (ma gli animali in genere) vengano relegati come esseri inanimati, non degni di attenzione. Un palloncino attaccato al guinzaglio, con una scritta “io sono qui” e ai cani viene data un’attenzione maggiore … Basta poco.

Positive VS Punitive Dog Training by Victoria Stilwell(positive reinforcement=best training method)

Here comes the sun – debuttanti e professionisti

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