di FABIANA BUONCUORE – Raccogliere cosa? Mi pare ovvio: parlo dei bisognini dei nostri cani.
Questo compito viene spesso visto dai proprietari di cani come una sorta di male necessario, un ingrato compito a cui ci tocca ottemperare in nome del nostro grande amore.
Non si potrebbe avere pensiero più lontano dalla realtà, invece.
Signore, Signori, SciureMarie: raccogliere la cacca è UN’ARTE!
Molti di noi, sotto sotto, lo sanno già. Solo che nascondono dietro ad un’espressione infastidita la gaia soddisfazione di aver riempito il proprio sacchetto con il prodotto dei loro cani.
Che sia successo nel proprio giardino, sul marciapiede, ai giardinetti, o che si sia trattato di un “imprevisto” in ascensore o al centro commerciale… che lo riconosciamo o no, ci divertiamo un mondo a raccogliere la cacca. Sacchetti rosa, azzurri, gialli, verdi, rossi.
A pois, coi cuoricini, addirittura profumati. Sfidiamo noi stessi a raccogliere sempre più cacche con un sacchetto solo, per battere sempre nuovi record, rigorosamente secondo la seguente religiosa sequenza:
1) Chi l’ha visto? – Ci fingiamo disinvolti, ma la prima cosa che ci interessa è sapere SE e CHI ha assistito alla deposizione della materia prima. Ci si guarda intorno con aria circospetta. I più disinvolti non voltano la testa, ma fanno guizzare lo sguardo comunque intorno a sé, mantenendo la testa china sull’ossetto portasacchetti.
2) Preparazione della strumentazione – Con l’abilità di un ninja che estrae le stellette affilate da una tasca, in un rapido gesto facciamo scorrere tra le nostre mani il sacchetto di nylon. Uno strappo fulmineo, un abile movimento delle nostre dita che in un colpo solo apre e rivolta la piccola busta, che ricopre così la nostra mano per intero.
3) La raccolta – Nel dubbio di essere osservati, celiamo il nostro godimento allo stato puro dietro una maschera di apparente disgusto.
La sfida è avvolgere il fagottino senza lasciare tracce e senza macchiarci le mani. Ma non perché ci faccia realmente schifo: questo è solo il nostro alibi.
Non toccare la cacca con le mani fa parte della sfida: ed ecco che ci avventiamo sulla preda con le nostre mani ricoperte di plastica colorata, le nostre micidiali trappole cattura-cacche.
Qualche volta è difficile: la consistenza non è delle più solide, le dimensioni sono doppie rispetto al solito per via di un pasto particolarmente abbondante.
Dopo un primo approccio ad una mano, ci rendiamo conto che il gioco si fa duro. Il sudore comincia a colarci sulle tempie. Inseriamo nel sacchetto anche la seconda mano, mordendoci le labbra per la concentrazione.
Ricopriamo il malloppo centimetro per centimetro, avvicinandoci pericolosamente alla fine della plastica. Ma alla fine ce la facciamo, e con un movimento a 180° rivoltiamo rapidamente il sacchetto ora pieno, sollevandolo trionfanti. Sì, ma solo trionfanti inside: non lo ammetteremo mai, e fingiamo di storcere il naso.
4) Il nodo del successo – Il nodo è il passaggio finale, il timbro di approvazione, il marchio che attesta la qualità dell’opera. Soddisfatti della riuscita, scrolliamo professionalmente il bottino, facendolo ammassare sul fondo. Poi, l’esperto raccoglitore comprime le pareti del sacchetto a partire da un centimetro sopra al suo contenuto, facendo fuoriuscire l’aria in eccesso (“Uuuff! Che tanfo!”, dirà ad alta voce, ma in realtà vorrebbe complimentarsi con il cane per l’alta qualità della fermentazione), ed in un movimento fluido ed elegante chiude l’apertura con un nodo.
5) L’addio – A questo punto la prestazione è compiuta, un nuovo record è stato battuto. Ma dicono che la vera arte è quella che dura pochi istanti. Ed è per questo che l’autore, col cuore infranto, si avvia poi verso il cestino della spazzatura. Prima di farne scivolare il contenuto all’interno, dà un’ultima, furtiva occhiata alla sua opera.
Dà un addio alla sua creazione, destinata a sparire per sempre nel buio. Ciò che spinge il raccoglitore a superare il momento, è sapere che presto il suo cane produrrà qualcosa di nuovo ed irripetibile, proprio come la cacca precedente.
A questo proposito, vorrei fare il punto sulle tipologie di cacca che il vero raccoglitore appassionato DEVE conoscere, prima di apprestarsi a prendere un cane.
– Cacca Normale: solitamente suddivisa in cilindri, di consistenza media, è la più comune, quella che raccogliamo in circostanze normali. Non fatevi ingannare: un vero artista sa rendere unica la sua opera anche a partire da una materia prima poco pregiata.
– Cacca Perfetta: di pari qualità rispetto alla precedente, si differenzia da essa perché è costituita da un unico cilindro ben formato. Il raccoglitore esperto conosce le difficoltà che comporta la delicata raccolta di questo tipo, perché si sforza di non far spezzare a metà la materia.
– Cacca Colorata: è decorata da frammenti multicolori provenienti da un giocattolo, un indumento, un soprammobile o altro che il vostro cane ha coriandolizzato ed ingurgitato a vostra insaputa il giorno prima. Solitamente, l’opera che dovrà compiere il raccoglitore comincia dopo un “Oh! Ecco dov’era finito!!”
– Cacca Artistica: di consistenza soffice, il cane la produce con un movimento a spirale, producendo un gradevole “effetto meringa”.
– Cacca Menhir: generalmente rara (con eccezione di alcune razze specializzate quali il rottweiler, che la producono più frequentemente), si presenta depositata in verticale sul pavimento, perfettamente perpendicolare al suolo. Solitamente segue un rimprovero, in seguito al quale il cane vuol dimostrare al padrone le proprie qualità positive, come appunto il senso dell’equilibrio.
– Cacca Nuovo Mangime: solo per i raccoglitori veramente esperti, di consistenza semi-liquida, segue un pasto in cui abbiamo miscelato un nuovo mangime al vecchio per effettuare un cambio di alimentazione. Generalmente lascia a terra una firma circolare ed indelebile.
– Cacca Acrobatica: viene deposta mentre non siamo presenti (se fatta in giardino), o nell’istante in cui ci distraiamo mentre teniamo il guinzaglio, per usare il cellulare o guardare una vetrina. Fatto sta che, quando rivolgiamo lo sguardo al cane, gli leggiamo sul muso un’espressione soddisfatta, per poi scoprire il suo prodotto spalmato sul muretto alle sue spalle (solitamente ad un’altezza che supera di parecchio quella della sua groppa). Per via della sua apparizione mistica, molti raccoglitori ancora non credono che provenga realmente dal proprio cane.
– Cacca Dispetto: anche questa segue solitamente un rimbrotto, e viene deposta dove solitamente il cane SA che non va deposta (sul terrazzo, sul tappetino del bagno o della cucina, nella cesta dei panni da stendere, sulle nostre scarpe nuove). In questo caso, il raccoglitore professionista dovrà dare il massimo per eliminare più materia possibile in modo da salvare la superficie scelta per la deposizione.
– Cacca Fantasma: vediamo il nostro cane deporla, andiamo a prendere un sacchettino, torniamo… ed essa non c’è più.
– Cacca Fanghi Terapeutici: si ottiene quando il cane, guidato dall’istinto, si accorge che ciò che ci apprestiamo a raccogliere ha una malformazione o un problema strutturale, mentre noi non ce ne rendiamo conto. Di conseguenza, ci si rotola sopra spalmandosela addosso, pur di impedirci di utilizzarla per produrre una nuova opera. I cani certe cose le sentono.
– Cacca Chi-Semina-Raccoglie: viene distribuita dal cane su una distanza che varia da 50 centimetri a 10 metri, in piccole porzioni. Il vero Raccoglitore con la R maiuscola saprà comunque ritrovare ogni frammento e completare il puzzle senza scomporsi.
RICONOSCERE I SACCHETTI MIGLIORI
A questo punto, è importante sapere che non esiste una strumentazione universalmente adatta a tutti i raccoglitori, ma che ogni raccoglitore ha il suo sacchetto ideale.
Colore: c’è chi lo intona al portasacchetti, chi al collare del cane, chi ai propri vestiti. Chi lo preferisce semitrasparente o completamente coprente. Va a gusto personale.
Solitamente, i proprietari maschi di cani evitano quelli rosa, o a cuoricini.
Spessore: come si fa a capire quanto è spesso e resistente un sacchetto? Dal suo prezzo: quelli più economici sono anche i più sottili e fragili. Ma attenzione, non è detto che i migliori siano quelli più robusti! Chi ama l’adrenalina e le sfide finisce per acquistare comunque i sacchetti a rischio rottura, per il gusto della difficoltà elevata da affrontare. Solitamente, solo i più esperti osano tanto.
Dimensioni: E qui, non si tratta di acquistare il sacchetto delle dimensioni giuste. In commercio esiste solo UNA taglia di sacchetti (con qualche eccezione in alcuni negozi ben forniti). Di conseguenza, il raccoglitore professionista si permetterà di adottare un cane di taglia grande (i cui prodotti entrano appena appena giusti nel sacchetto), mentre il principiante si accontenterà di cani più piccoli che producano monticelli meno ingombranti, in modo da avere un maggior margine di errore.
Concludendo, che siate già raccoglitori fieri ed esperti, o falsi denigratori che credevano di essere gli unici a provare segretamente gusto nel raccogliere, o reali sostenitori del “ah, no, guarda… è proprio l’unica cosa che mi dà fastidio dell’avere un cane”… magari, da oggi, vi chinerete sul soffice monticello protendendo il vostro sacchetto con un sorriso.
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… E NON DIMENTICHIAMO GLI SHITBUSTERS!
Leggendo l’illuminata analisi di Fabiana Buoncuore (che riteneva il suo articolo “troppo volgare per essere pubblicato”: infatti non l’ho proprio pubblicato, come si è visto… ) mi sono resa conto che la nostra amica aveva esaminato il delicato argomento affrontandolo solo dalla parte del raccoglitore, ovvero dell’umano del cane, trascurando invece gli Osservatori. Quelli che ieri un’amica padovana ha definito “Shitbusters”, definizione che mi è piaciuta troppo per non rubargliela immediatamente.
Mi prendo, dunque, la libertà di aggiungere al pezzo di Fabiana qualche appunto relativo alle tipologie più comuni di Shitbusters, per definire le quali manterrò l’uso della lingua anglosassone, visto che ben si addice alla raffinatezza (proprio da Lord inglese) dell’argomento:
– The window shitbuster – è quello (ma più spesso quella) che spia le cagate canine dalla finestra, nascosta dietro le imposte e pronta a spalancarle, balzando fuori con effetto “jack in the box”, al primo apparire del prodotto in oggetto, urlacchiando: “Ahhhh!!! Che schifoooo! Non può far sporcare il cane LI’!” (il “lì” può essere un punto qualsiasi dell’universo: dal marciapiedi all’aiuola, dalla cunetta stradale alla striscia pedonale. Tutto ciò che lui/lei riesce a vedere dalla sua postazione-finestra rientra automaticamente nel “lì”).
Inutilmente il proprietario del cane si sbraccia sventolando sacchetti e/o urlacchiando a sua volta: “Ma sto per raccoglierla! Gli lasci almeno il tempo di finire di farla!”
Lo shitbuster continuerà ad inveire contro i cani sporcaccioni di padroni ancor più sporcaccioni, invitando con parole e gesti (anzi, gestacci) l’umano a “portare subito via il suo cagnaccio”.
Ignorando, evidentemente, che “portare via” un cane che sta facendo la cacca significa pavimentare una decina di metri, anziché produrre un singolo mucchietto facilmente raccoglibile.
– The sarcastic shitbuster – Questo è più facilmente un “lui”: ed è colui che trova assurdo e/o ridicolo l’atto più civile che un proprietario di cane possa compiere.
Brunella Gasperini, autrice che ho molto amato, raccontava di un ragazzotto che l’aveva apostrofata chiedendole: “Cosa ne fa? Ci condisce i maccheroni?”
Personalmente mi sono sentita dire, invece: “Ma che schifo! Ci prova gusto a piantare le mani nella merda?” (versione radical chic… anzi, radical shit); “Cosa fa, le colleziona?” (versione truzzo-ironica); e “Ma perché non la lascia stare, che è tutto concime?” (versione country).
– The anticipator shitbuster – E’ colui (o colei) che decide che tu NON raccoglierai la cacca del tuo cane, prima ancora che lui l’abbia fatta.
Basta che il cane si metta in posizione e già ti copre di insulti, informandoti che ogni santo giorno lui/lei deve pestare le tuecacche (dice proprio così: le tue cacche, come se avesse beccato tead accovacciarti sul marciapiede con le mutande abbassate).
Ora, questa storia del doverle pestare a me non va proprio giù. Capirei se dicesse che deve schivarle, fare lo slalom, saltarle: ma perché dovrebbe essere costretto a passarci sopra?
Se me l’avesse detto Ray Charles, buonanima, avrei anche potuto abbozzare: ma quelli che te lo dicono, solitamente, ci vedono benissimo. E quasi sempre te lo dicono quando ti trovi per caso in una strada che non hai mai percorso prima e in cui probabilmente non passerai mai più.
Non importa. Anche se glielo spieghi, l’anticipator non ci crede e ti ritiene il diretto responsabile di tutte le cacche canine del creato.
Questi sono gli unici shitbuster che solitamente mando a quel paese senza troppe spiegazioni (tanto non servirebbero).
Una volta sono arrivata al punto di lasciar lì la cacca, riponendo il sacchetto che stavo già estraendo dall’apposito ossetto, dicendo: “Ah, vabbe’: se proprio la deve pestare, allora non le faccio il torto di sottrarle la materia prima” (non ne vado molto fiera, però l’ho fatto davvero. Una volta sola, giuro).
– The hypochondriac shitbuster – Questa è più facilmente una “lei”, convinta che ogni cacca di cane, anche se regolarmente raccolta e smaltita, sia un imperituro ricettacolo di virus letali, dall’Ebola in su.
Quindi si profonde in dotte disquisizioni su “tutte le malattie che portano i cani”, particolarmente dirette ai bambini: se infatti il cane OSA fare uno spruzzino di cacca nel raggio di cinquecento metri da una scuola, un asilo o (più facilmente ancora) dal giardino dell’hypocondriac shitbuster, parte una giaculatoria mai più finita.
Credo che mi caricherò sul tablet questo video e che lo mostrerò senza profferir verbo (ma sogghignando cinicamente) alla prossima hypocondriac shitbuster che trovo sulla mia strada:
– The as-if-there-were-no-tomorrow shitbuster – Ehm… a dire il vero non so se questo modo di dire esista in inglese. Mi sa di no: ma io sono specialista nel tradurre letteralmente le frasi italiane più gergali, spiazzando completamente gli anglofoni per i quali le suddette frasi non significano nulla (rammento ancora la faccia allibita dell’allevatrice americana alla quale dissi con aria complice: “I know my chickens”. Credo che sia ancora lì che si chiede quali caspita di polli possedessi, e soprattutto perché li tirassi in ballo mentre si stava parlando di giudici di expo).
Comunque… questi Osservatori ti guardano proprio raccogliere le cacche come se non ci fosse un domani. Come se da quell’atto dipendessero le sorti dell’Universo creato.
Li vedi che allungano il passo, smaniando dalla voglia di saltarti in testa accusandoti delle peggiori nefandezze… solo che tu li freghi sul tempo, estraendo il sacchetto e cominciando a sventolarlo PRIMA ancora che il cane abbia finito di mettersi in posizione.
Allora virano bruscamente di bordo, fanno inversione a U e poi cominciano a gironzolare a debita distanza (illudendosi che tu non li noti) guatandoti più che osservandoti, allungando il collo per accertarsi che tu l’abbia tirata su proprio tutta-tutta-tutta, torcendosi le mani nella spasmodica attesa che l’operazione si sia conclusa. Dopodichè, appena ti sei allontanato di qualche metro, corrono sul luogo del delitto a controllare che non sia rimasta neppure la minima traccia del misfatto: manca solo che si mettano a quattro zampe ad annusare in cerca di eventuali residui olfattivi. Non mi sorprenderei se prima o poi si munissero di Luminol (o forse di Shitinol). Come i RIS.