Dear Russians…why are you doing this to the Russian dogs in SOCHI?

Reports of Dog Genocide in Sochi

Posted by Victoria Stilwell – 02/04/14 at 10:02:25 am – 

Credit: Quinn Rooney/Getty Images

I absolutely love the Winter Olympics. Maybe even more than the more traditional Summer Olympics. I’m not totally sure why, but to me, things like downhill skiing, bobsled and figure skating are so exciting to watch. Maybe it’s also because it’s only every 4 years that these winter sports get our full attention, while track & field (and other sports like volleyball, basketball and wrestling) get pretty regular billing.

With the opening ceremonies in Sochi just a couple days away, I’d normally be getting geared up for all things snow and ice, but sadly there have been so many disquieting reports recently about the upcoming Games ranging from eyebrow-raising to downright appalling that I’m really conflicted about these Olympics.

We’ve all heard about the strange choice to stage the Games in an area known more for its sunny beach holidays than snow sports, and there have been reports of massive corruption and waste in terms of the building of the Olympic venues (not that surprising or particularly unique to these Games). Of course Putin’s controversial stance on gay rights is rightfully a major storyline, too. But the issue with these Olympics that is really causing me problem is… (surprise) dogs.

Reports are surfacing that just days before the Olympic torch is to be lit signifying the hope of a peaceful world community and enlightened relationships among people of all races, nationalities, colors and sizes, authorities in Sochi have hired a ‘pest control’ firm to exterminate the apparently huge numbers of stray dogs in the area. This is sickening.

Most people know I rail against many animal-related issues that could be avoided with the addition of common sense and a little bit of effort, and pet overpopulation is chief among these campaigns. It’s not surprising that Russia in general and Sochi in particular have stray dog problems, and I’d like to think that their response to simply kill these dogs like insects and sweep them away is shocking. But it’s not. It is absolutely horrifying, but did you expect anything less from these guys?

Without getting too political, it’s situations like this that reiterate the importance of a vital and engaged private sector who feels entitled and allowed to tackle a problem such as massive pet overpopulation on their own. Living in Atlanta, I’m well aware of the many critics of the 1996 Olympics held here, but as someone involved in the animal rescue scene here, I can guarantee you that if we had been presented with a stray dog problem on the scale of what’s going on in Sochi, the legion of rescue groups that surround this city would have stepped in, demanded that the authorities back off, succeeded, and handled the problem humanely and effectively.

It’s devastating to admit, but I fear the hour is too late and the Russian setting too impenetrable to even hope for a better outcome for these poor dogs. Sadly, I also don’t know what might be done in the future to avoid this situation other than to hope that Olympic Games are only awarded to cities and countries that are more progressive in their thinking regarding animal welfare and pet health. But that’s a long shot – just look at recent Olympic history.

So it’s just very,  very sad. What should be an escapists dream of two weeks now has yet another reason to keep people like me at arm’s length.

UELLCOMMM TO YLENIAAAAA and DAJE DAJE DAJE!

ylenia

Ciao a tutti :)

Mi presento: mi chiamo Ylenia Pasi, ho 29 anni e faccio il lavoro più bello del mondo: L’educatore cinofilo.
Devo dire che ho avuto la fortuna di nascere e crescere all’interno di una famiglia dove l’amore per gli animali veniva messo al primo posto. Mi ricordo che all’età di 4 anni chiesi ai miei genitori che cosa volesse dire “responsabilità”…così loro mi portarono in una serra e mi fecero scegliere un cucciolo: era un meticcio, incrocio tra un segugio e non si sa cos’altro….( ai miei occhi era il cane più bello del mondo)… e mio padre disse: ” responsabilità vuol dire far crescere questo cucciolo nel migliore dei modi, non fargli mancare niente, educarlo, spazzolarlo quando serve e portarlo a spasso tutte le volte che vuole giocare o fare i bisogni… ricordati che senza di te si sentirà perso ed è tuo compito salvaguardarlo e fare sì che si senta sempre amato”.
Da quel giorno non ricordo momento della mia vita senza la presenza di un cane.
Con il tempo ho deciso di studiare Medicina Veterinaria, ma arrivata quasi alla fine del terzo anno non ho più sopportato la vista di tutti quei poveri animali martoriati che venivano portati all’ambulatorio della facoltà…. così ho trovato un corso per educatore- istruttore cinofilo alla Scuola Cinofila “Il mio cane”… ed è stata l’esperienza più gratificante che potessi mai fare.
Da poco mi sono trasferita a Rocca di Papa per amore, e ho incontrato Giorgio e Paola del Centro Cinofilo Il Cane a Norma.
Ora mi hanno accolta tra di loro, e di questo non smetterò mai di ringraziarli…oltre ad essere due persone fantastiche, sono dei professionisti impeccabili da cui non smetterò mai di imparare e migliorarmi….
Propositi per il futuro? Continuare a lavorare per migliorare il rapporto con i nostri amici a 4 zampe, divertirci con loro, educare i padroni a rapportarsi nella maniera corretta coi loro cuccioli, ma soprattutto imparare imparare imparare dalle esperienze quotidiane che mi regalano ogni giorno tutte le persone fantastiche che passano dal campo :)
In questa professione non si smette mai d’imparare cose nuove, basta aprire gli occhi e osservare….. e comunque….
Grazie a tutti per avermi accolta così calorosamente, è davvero un onore entrare a fare parte di questo bellissimo gruppo.

DAJEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!

Ciaoooooo

Y

EL LADO DEL LOBO – Dalla parte del Lupo

  Sempre più ferocemente dimostrative e numerose, si succedono le uccisioni di lupi fra la Toscana e il Lazio. Fra gli ultimi episodi il ritrovamento a Tarquinia, giovedì scorso, di un esemplare abbattuto a fucilate, quindi evirato e decapitato. Il tronco era appeso a un cavalcavia, i testicoli legati alla testa scuoiata, abbandonata poco distante.  Un altro animale è stato ritrovato in condizioni molto simili il 28 gennaio vicino Grosseto, in località Spinicci, appeso in bella vista a un ponte nei pressi dell’Aurelia. Sono naturalmente in corso indagini per trovare i responsabili della morte di questi esemplari protetti, intanto che una petizione rivolta al presidente della Regione Toscana chiede contro misure verso tale bracconaggio.

Le istituzioni frattanto non sembrano turbate dall’esplicita violenza dei gesti, né sollecitate a leggerli come suggerimenti di un disagio che forse vale la pena di dover affrontare e risolvere sia per le persone che per gli animali.

La più ovvia chiave di lettura starebbe nell’insofferenza dei pastori nei confronti dei lupi, che oggi ripopolano lentamente alcuni territori e vengono accusati di danni agli armenti.

“Sarebbe ingiusto negare che questo ogni tanto accada, ma la soluzione non è certo rifarsela brutalmente su animali selvatici che arricchiscono il patrimonio faunistico. Sono gli enti e le amministrazioni che devono offrire soluzioni valide agli agricoltori, laddove colpiti, attraverso prevenzione e indennizzi” dice Diego Mantero, direttore della Riserva naturale regionale del Lazio Selva del Lamone. “E’ dal 2011, per esempio, che la Regione Lazio non mette in piedi un capitolato specifico di indennizzo per danni da fauna selvatica. Ora hanno promesso di riattivarsi. Inoltre, si deve prevenire. E’ prioritario. Realizzando recinti, soprattutto per gli stalli notturni. In tal senso il Parco dell’Appennino Tosco Emiliano sperimenta politiche progredite. E il Parco Gran Sasso Monti della Laga ha lavorato a un ottimo progetto su specifici cane da pastore, la cui presenza si dimostra un valido deterrente” prosegue “purché i proprietari imparino a trattarli come si deve”.

Un po’ differente l’opinione della Lav di Tarquinia: “Inquietante sostenere che tali uccisioni deriverebbero da fallimenti di aziende d’allevamento causati dalla predazione delle pecore da parte del lupo. Non ci risulta che l’impatto del lupo sull’economia degli allevatori sia determinante quanto la crisi economica, né differente dal rischio d’impresa di altre aziende che però non godono di rimborsi o bonus. Ed è noto inoltre, da ricerche zoologiche ormai decennali, che spesso le predazioni – comunque limitate e fisiologiche negli equilibri ecologici e che andrebbero considerate senza oneri per la collettività come un qualsiasi altro rischio di impresa – sono spesso artefatte ai fini dell’acquisizione di rimborsi che non sono visti come tali, ma finiscono per essere previsti come veri e propri introiti periodici a cui ricorrere anche in casi che diversamente non giustificherebbero un rimborso. A questo si aggiunge, in alcune aree, l’assenza di politiche gestionali preventive del fenomeno del randagismo, di cui i cani non sono la colpa ma il risultato”.

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Vero è che cresciuti numericamente, ma non certo in modo così straordinario, limitati nella ricerca del cibo durante i difficili mesi invernali dalla presenza dei cacciatori, i lupi pagano anche le spese della piaga randagismo. “Tre degli animali uccisi nelle ultime settimane erano ibridi” commenta Mantero “e il progetto Ibriwolf  ben descrive la pericolosa compromissione fra cani vaganti e lupi. Persino qualche allevatore senza scrupoli ha approfittato della generale anarchia per creare scriteriati incroci”. Più generalmente, la chiara mancanza di un piano nazionale per affrontare la questione randagi in modo urgente e corretto – sterilizzazioni a tappeto, nel pubblico e nel privato, moratoria agli allevamenti o comunque limiti severissimi per un lungo periodo, controlli capillari, canili intesi come strutture di mero passaggio e adozioni controllate sul territorio – con la consapevolezza di essere di fronte a un vero problema sociale, continua a recare danni, disagi e sofferenze sempre più estesi e imprevedibili a ogni specie.

BELLO DE MAMMA LUI!

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di una nostra amica, volontaria e attivista per a difesa dei diritti degli animali, che ha voluto mettere a disposizione di tutti i lettori del blog la sua riflessione su una questione delicata e molto presente nella società evoluta, italiana soprattutto. Si parla sempre e comunque di vivere alcune problematiche per poterle affrontare e risolvere. Come poter quindi intercettare la visione puramente estetica e da esposizione dell’animale di affezione per arrivare a vivere una relazione vera con il proprio animale? E’ un quesito da educatori cinofili, da animalisti, ma anche da semplici persone civili, …sperando in una società migliore.

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"Quanto siamo attenti alle loro esigenze? ….Io sto sempre dalla parte degli animali, i bipedi sbagliano e risbagliano dimostrando che ipocrisia e stupidità sono dure ad essere sconfitte... Quando ho conosciuto Leone, il marito nn c'era, e quando è capitato mi ha chiesto "hai visto che bello che è il mio Leone?" e non altro... la bellezza x i proprietari di un animale di razza e con pedigree conta più di ogni altra cosa... ma del resto nn mi stupisce... vedi la vita è nostra, ognuno è artefice della sua, lei oggi si lamentava con me di esser sempre di corsa e di odiare andar di corsa... intanto mentre mi parlava al cell stava correndo a farsi un massaggio... e a prenotarsi l'appuntamento per le unghie ecc. ecc. solo dopo altre 2 ore e mezzo le è venuto il senso di colpa che il povero Leone era chiuso in casa da ben 12 ore... Ora secondo voi, io non dovrei incazzarmi? Mica x la stupidità che la gente considera superiorità, ma x un anima che nn ha chiesto nè di nascere con pedigree, nè su ordinazione, nè con fecondazione pure programmata e manipolata... x poi finire a fare cosa? l'invisibile x idioti? No nn mi incazzo ma ... quelli che mi dicono che amano il loro pet... mi fanno ridere, nn sanno nemmeno che significhi! Certo che Leone si risveglierebbe sicuramente da questo torpore caldo e accogliente se opportunamente sollecitato! Loro invece son convinti che lui sia così e nn possa esser diverso o altro! ah beati loro...mentre succede questo i randagi marciscono nei canili e loro sì che avrebbero bisogno e meriterebbero educatori in grado di aumentarne le possibilità di adozione... xkè offrir a qualcuno un aiuto, pareri e consigli gratuiti e disinteressati e nn vederli poi nè apprezzati come dovrebbero nè raccolti... beh nn ti girano? uno le cose mica se le è inventate, le ha lette, studiate, cercate... loro invece pensano di sapere e capir tt! Le ho detto che un cane dovrebbe fare 3uscite al giorno... prima mi ha risposto che ci pensava anche la vicina a portarglielo fuori nel pomeriggio e poi mi ha detto che nn gli va di scocciarla sempre... le ho detto compragli un tapis roulant e fagli smaltire quei kg di troppo, meno cibo e più movimento... un giorno mi ha detto che lo ha lasciato digiuno a cena! ma nn è quello che ti ho detto io! leggi la tabella sul sacco, pesa il tuo cane e fallo muovere! in fondo è o nn è parte della famiglia? nn è il figlio adorato? allora? Ognuno poi può essere messo davanti alle proprie responsabilità, ammesso che sia convinto di averne,  ma alla fine nn credo che queste persone decideranno per il bene del loro cane, e il bene sappiamo che è vivere una vita più piena e degna, nn solitudine, noia e depressione..."

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Quando il giardino diventa un biliardo…pieno di buche

CANOfili, proponiamo all'attenzione di tutti questo articolo, interessante e soprattutto attuale per l'argomento che contiene: CANE + GIARDINO = FELICITA' ,EQUILIBRIO? Molto spesso questa equazione non torna e no da il risultato sperato. Abbiamo di fronte a noi un dilemma sempre presente nelle realtà casalinghe italiane...una grande bugia culturale che ci è stata forse tramandata dal dopoguerra, dalle generazioni che dopo la guerra coltivavano le terre incolte per dare da mangiare alle numerosissime famiglie ed avevano la compagnia di un cane non come animale sociale ma come animale da lavoro, da soma, da guardia... nella migliore delle ipotesi. E quindi molte generazioni sono cresciute con la convinzione che il cane "debba" stare all'aria aperta, vivere fuori dalle mura domestiche, fuori dalle nostre stanze curate con mille suppellettili da esposizione. Ed allora oggi abbiamo un discreto numero di persone che avendo un pezzo di giardino prendono il cane, lo piazzano all'aria aperta, al verde, convinti di fare del bene a lui, ma soprattutto a noi e alla nostra famiglia. Beh sì, che ci vuole?...basta avere un giardino e il cane è felice, noi siamo felici perchè non ce ne occupiamo, quando i ladri vengono, lui fa la guardia, non sporca, non puzza, non fa i bisogni in casa...facile. Ed invece NO! non è con questo approccio che si fa del bene ad un cane che ha il suo posto in giardino, non è così che ci crea una relazione fra proprietario, famiglia, bambini, e il cane. Ma soprattutto la colpa delle intemperanze del nostro cane, nei confronti del giardino e delle sue piante, delle sue specie rare di basilico, salvia, menta, lauro rose e margherite, non è del cane....ma SOLO NOSTRA! quindi se un giorno vi svegliate e il vostro amato quadrupede, dalla faccia simpatica e dolce e dagli occhi parlanti,  ha scambiato il giardino per una pista da biglie con tanto di tunnel e salti acrobatici, trasformandolo in un campo di addestramento per Marines, allora chiedetevi il perchè, arrabbiatevi quanto volete ( inutilmente) ma la colpa è solo vostra cari amanti del cane al naturale, del cane all'aria aperta, del cane libero di scorrazzare...Il cane ha necessità di stare insieme a noi, di avere un rapporto con il gioco, di essere considerato,  di mangiare adeguatamente, di far parte di quel gruppo sociale in cui vivere in armonia, di fare passeggiate al guinzaglio, di fare vita sociale, di conoscere e confrontarsi con il mondo....come un cucciolo di uomo.

di VALERIA ROSSI – Una delle preoccupazioni assai diffuse tra le persone che vogliono prendere per la prima volta un cane, e dispongono (beati loro) di un giardino, è quella che riguarda la capacità del cane di trasformarsi in un escavatore di inaudita potenza (inaudita specie quando il cane è piccoletto, ma le buche che riesce a produrre sono di entità davvero mostruosa).
E’ una preoccupazione fondata, perché sono davvero molti i cani che scavano.
Ma perché lo fanno?
I motivi possono essere diversi: c’è chi scava per uscire e andarsi a fare un giro, c’è chi scava per farsi una tana, c’è chi lo fa per seppellire il cibo e chi, semplicemente, sta andando a caccia di roditori (in quest’ultimo caso, forse conviene disinfestare in modo diverso, perché comunque i roditori faranno più danni del cane stesso).
Scavare può essere anche un eccellente rimedio alla noia (vorrei ricordare che i cani tenuti come nani da giardino spesso si annoiano a morte, mentre i loro umani sono convinti di renderli felici lasciandoli fuori casa e fuori dal branco-famiglia) e anche una pratica anti-stress: ho conosciuto un cane che faceva il Grand Canyon in giardino perché doveva subire le “simpatiche attenzioni” di un bambino insopportabilmente ineducato. Evidentemente lui avrebbe voluto morderlo (anch’io), ma non potendolo fare si sfogava sul giardino: una volta impedito al bimbo di continuare a tormentare il povero cane, il comportamento di scavo si è esaurito.
E ora vediamo anche gli altri “perché”.

Scavo per tentare di uscire: non è detto che il cane voglia sempre fuggire. A volte vorrebbe semplicemente raggiungere qualche stimolo esterno che lo interessa (il più classico è ovviamente la cagnetta in calore: ma non è il solo).

scavatore2Scavo per nascondere il cibo: sembrerebbe una sciocchezza, visto che il cane trova ogni sera la sua pappa pronta in ciotola… ma il fatto è che lui non è mai del tutto convinto che questo accadrà davvero. Il suo DNA lupino gli suggerisce che potrebbero sempre venire “tempi di magra” e che quindi conviene tenersi qualche scorta da utilizzare in caso di bisogno. Normalmente i cani seppelliscono cibi che hanno la possibilità di conservarsi a lungo (il classico osso): ma non è detto. Un mio pastore tedesco una volta seppellì UN singolo raviolo, che andò a cercare dopo mesi, prendendola molto male perché non ne trovò più alcuna traccia. Il suo sguardo offesissimo (rivolto a ME) diceva palesemente: “Lo so che me l’hai fregato”.
Una curiosità: il motivo per cui i lupi seppelliscono il cibo non è soltanto alimentare. E’ stato osservato che le femmine alpha, dopo aver ricevuto informazioni sul tipo di preda presente dei dintorni (e uno dei modi per trasmettere questa informazione è quello di rotolarsi sugli escrementi degli animali in oggetto, cosa che spiega un altro atteggiamento tipico di molti cani), informano i cacciatori del branco della presenza della preda X dissotterrando parti di carne/ossa di quel tipo di preda.

Scavo per “farsi la tana”: è un’altra cosa apparentemente inspiegabile agli occhi umani. Ma santapupazza, hai a disposizione morbidi cuscini, letti, divani… e devi farti proprio un buco nel nudo terreno?
Il fatto è che il buco nel terreno ha, probabilmente, dei grossi vantaggi agli occhi del cane. Intanto gli permette di sorvegliare i dintorni senza essere visto; poi lo tiene al riparo da attenzioni indesiderate (vedi bambino scassapalle di cui sopra); poi permette alle madri di tenere i propri cuccioli al sicuro (e infatti spesso cagne che non si erano mai sognate prima di scavare in giardino, dopo essersi accoppiate, improvvisamente si mettono a fare buche di inenarrabile profondità).

scavatore3Una volta individuata la causa esatta per la quale il cane scava, è possibile cercare adeguate soluzioni: per esempio, se la cagna ritiene di dover partorire in giardino, forse non è soddisfatta della posizione in cui noi le abbiamo piazzato la sala parto. A volte basta spostarla per eliminare il problema.
La “tana in giardino” è anche una buona risposta al caldo: una delle mie husky mi diede un’importante lezione dopo un parto, quando decise di prendere i suoi cuccioli, di toglierli dalla sala parto di cui andavo fierissima e di spostarli in una tana scavata da lei. Da quella volta lì decisi che forse non era il caso di usare la lampada ad infrarossi per cuccioli di cani nordici:  la eliminai e da allora le cagne mostrarono di gradire molto di più il posto che avevo scelto io per loro, anziché provvedere in proprio.
Facciamo un po’ di attenzione anche ai comportamenti sostitutivi: per esempio, i cani che vivono in casa spesso spostano la ciotola col muso lungo il pavimento (a volte per… chilometri, producendo rumori piuttosto sgradevoli per le orecchie umane). Questi sono semplicemente cani che vorrebbero fare un buco a nasconderci il cibo avanzato: ma non possono, perché il pavimento non si lascia scavare. Allora fanno movimenti stereotipati che gli fanno comunque pensare di aver assolto al loro compito.
Questi comportamenti possono cessare semplicemente riducendo un po’ la razione, in modo che il cane non produca “avanzi” e quindi non gli venga voglia di metterli via per gli eventuali momenti di vacche magre.
Trovare la soluzione giusta al problema del cane che scava non è quasi mai difficile: l’importante è ricordare che la punizione, in questi casi, è del tutto inefficace. Per esempio, sgridare/picchiare il cane, anche preso sul fatto, significa fargli capire benissimo che non vogliamo che “scavi lì” (e non “che scavi” in assoluto): quindi lui, docilmente, obbedirà e andrà a scavare qualche metro più in là.
E’ inutile e sciocco punire il cane per comportamenti che fanno parte del suo etogramma, del suo corredo genetico: lui non si capaciterebbe del perché lo puniamo… e in realtà ha ragione lui. Sgridare un cane che scava è un po’ come sgridarlo perché ha le orecchie lunghe o il pelo fulvo.
Quello che il cane potrà capire è, appunto, che non vogliamo che scavi in un certo punto: il che, di solito,  è pochissimo produttivo.

scavatoreImportante anche non mettersi a riempire le buche, magari tenendo lì il cane a guardare e dicendogli cose come “Ecco, guarda cosa mi tocca fare! Lo vedi che disastro che hai fatto? Ora mi tocca riempire tutto…” , illudendoci che lui capisca il senso delle nostre frasi. In realtà il cane capisce due cose: a) che gli stiamo dando attenzioni (cosa che rinforza SEMPRE i suoi comportamenti; b) che anche a noi piace “darci da fare con la terra”. Niente di più facile che lo prenda come un bel gioco da fare insieme: io svuoto e tu riempi, cosicché io possa svuotare di nuovo. Che bello!
La cosa giusta da fare è individuare lo stimolo che spinge il cane a scavare e, quando è possibile, eliminarlo o almeno ridurlo. Se ci riusciamo, forse, potremo permetterci di piazzare in giardino il cagnolino dell’ultima foto, che è una statua e non un cane vero… e che è simpatico da vedere, ma non fa alcun danno!

Le parole sono importanti…contro la ZOOFOBIA!

Qui di seguito esponiamo un caso, sempre molto di attualità, riguardante la fantomatica violenza dei cani, aggressività improvvisa, cattiveria, etc.etc. che troppo spesso e da troppi anni viene sbandierata sui mezzi di comunicazione generando falsa informazione, panico e paura, laddove invece le reali ragioni di certi episodi va ricercata altrove, e quasi sempre nell’errore umano nella relazione verso il cane. Buona Lettura

L’ARTICOLO che riporta il fatto

Volontaria del canile azzannata alla gola da un rottweiler.
L’animale si è rivoltato alla donna al termine di una passeggiata

Danko, 7 anni, è ora sotto sequestro sanitario
 MASSIMO MASSENZIO
RIVALTA
 Attimi di paura questo pomeriggio al Canile di Piera dove una volontaria di 37 anni è stata azzannata alla gola da un rottweiler. L’operatrice aveva appena portato Danko a fare una passeggiata e lo stava coccolando, ma improvvisamente il cane le si è rivoltato contro. La donna è stata trasportata d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale San Luigi di Orbassano, ma fortunatamente le sue condizioni non sembrano preoccupanti. Secondo i responsabili della struttura Danko, 7 anni, è un animale docile e tranquillo, ma la volontaria, che non aveva confidenza con il cane, avrebbe adottato una condotta «inadeguata». Sono intervenuti i vigili e i carabinieri, mentre i veterinari dell’Asl hanno disposto il sequestro sanitario del rottweiler.

QUESTO INVECE E’ L’ARTICOLO DI Simone dalla Valle, Dog Trainer, che spiega in maniera esaustiva il problema relativo a questi episodi.

…ecco come si contribuisce a creare la “zoofobia” dilagante e che sta colpendo i nostri amici cani, di cui parlavo durante il primo incontro del Corso per Operatori di Canile:
titolo: “Volontaria azzannata alla gola da un rottweiler”
contenuto: “lo stava coccolando, ma improvvisamente il cane le si è rivoltato contro”
tra le righe: “fortunatamente le sue condizioni non sembrano preoccupanti”
tra le righe: “la volontaria non aveva confidenza con il cane, avrebbe adottato una condotta inadeguata”
Conclusione: il solito cane pericoloso e aggressivo (rott) che improvvisamente impazzisce e azzanna alla gola una persona che si stava prendendo cura di lui coccolandolo al rientro da una passeggiata.
ORA RAGIONIAMO ASSIEME:
Qualcuno si è chiesto se il rott voleva essere coccolato, per di più da una persona con cui non aveva confidenza?
E qualora volesse anche essere coccolato siamo sicuri che sia stato coccolato nel modo giusto?
E qualora volesse essere coccolato e qualora sia stato coccolato nel modo giusto, siamo sicuri che il rott non avesse un fastidio fisico/dolore che lo ha spinto a reagire in seguito al contatto?
Di tutto questo non ci si preoccupa mai, del punto di vista del cane non ci si preoccupa mai…ed ecco uno dei tanti errori che i cani ci perdonano, ma da cui noi non traiamo insegnamento se non quello di reiterare l’errore impuniti.
IO CREDO CHE:
Se un rott, o un cane qualunque, decide di azzannarti alla gola mentre lo stai coccolando difficilmente riesci ad evitare il morso vista la vicinanza tra te e il cane e tenuto conto della velocità di attacco di un cane.
Se un rott ti azzanna alla gola molto difficilmente le tue condizioni non saranno preoccupanti.
QUINDI?
Quindi il rott non voleva fare del male alla volontaria e forse piuttosto che cogliere l’ennesima occasione per demonizzare i cani, soprattutto certi cani, la notizia poteva essere data da un’altra prospettiva.
Pensate come sarebbe suonata diversamente:
“Rottweiler di 7 anni ospite di un canile, nonostante la condotta inadeguata attuata nei suoi confronti da una volontaria che non aveva confidenza con lui, si limita a mostrare il proprio disappunto senza colpo ferire. L’equilibrio del cane, nonostante la razza spesso demonizzata, l’età e la lunga permanenza in canile hanno permesso ai medici di affermare che fortunatamente le condizioni della volontaria non sembrano preoccupanti”

Rally…AOH!

Fra una nuvola e l’altra…spiragli di sole.

gli allenamenti del campione!

 

Bi(r)bo Baggins Happiness!!!

Tranquilli!...Non è lui, il famoso Hobbit della saga del "Il Signore Degli Anelli" Bilbo Baggins, protagonista insieme a Frodo, Gandalf Aragorn, Legolas, Sauron, Gollum delle vicende della compagnia dell'anello di Tolkien. Si tratta della storia di Birbo, splendido Golden Retriever, con una importante displasia bilaterale, che dopo 2 anni di Piscina 1 volta a settimana, ora salta, compie il suo percorso gioiosamente correndo su e giù per gli ostacoli, passando poi nel tubo e sulla passerella; quella di Birbo, è la storia che ci permette di focalizzare la nostra attenzione, sulla grande forza e importanza del lavoro in acqua e sui risultati che si ottengono utilizzando questo elemento primordiale, semplice ma potentissimo; questa storia ci fa comprendere meglio che tramite il lavoro e l'ascolto, la pazienza e la comprensione delle sue necessità, si può instaurare un vero dialogo con il nostro amico con gli occhi dolci, per raggiungere un obiettivo comune e risolvere un problema anche molto difficile, facendo diventare co-protagonisti, cane e proprietario, in un ruolo attivo, positivo e vincente.
 E' stato un percorso lungo e sicuramente molto lento e pieno di difficoltà , che alla lunga però ha portato a degli incredibili risultati! il lavoro seguito e svolto in acqua, con un guidatore-educatore, sviluppa una grande capacità di interazione del cane proprio con le sue problematiche, le affronta invece di sorpassarle. Essere in acqua con Birbo, accanto a lui, lo ha portato a condividere con noi un percorso di riabilitazione e di rinforzo muscolare e articolare come fosse un gioco per fare "CIAFF CIAFF". E'stato un grande impegno, ha richiesto professionalità passione e convinzione in quello che si fa ed attraverso una serie di esercizi, che compongono una scaletta da compiere per raggiungere il gradino più alto e positivo. Con questi step superati uno ad uno, si è formato un carattere più determinato nel cane, rendendo più forte la sua autostima, facendogli superando le paure, le difficoltà, riuscendo a fargli avere più fiducia nelle sue possibilità.
A volte siamo portati a voler ottenere risultati eccellenti in un tempo ristretto, anzi ristrettissimo. Il rapporto alla pari con i nostri amici cani ci insegna e ci guida invece verso un approccio più calmo e tranquillo, più vicino alle richieste e alle reali esigenze che ci vengono evidenziate in ogni segnale che ci inviano. Avere la pazienza di aspettare e di assecondare i tempi senza forzarli è la chiave di volta di ogni risultato ottenuto in qualsiasi campo della cinofilia.
In questo contesto "paziente"si crea una relazione positiva fra noi e il nostro peloso, qualunque essa sia la problematica da superare. Questa relazione diventa magica se la pensiamo come un ricostituente mentale e motivazionale. Più è forte il nostro rapporto e più abbiamo possibilità di mettere le ali e risolvere qualsiasi intoppo, comportamentale o fisico che sia. In questo caso è 
l'acqua la protagonista, con il suo grande potenziale calmante e rigenerante, insieme alla pazienza e l'amore della proprietaria, aggiunto alla professionalità e alla passione dei tecnici che hanno seguito il "biondo" magico..insomma...guardate con i vostri occhi:

https://www.facebook.com/photo.php?v=675141782525783

Birbo beggins in acqua

Per una nuova cultura della ricerca…

Ricercatori anti-vivisezione e produttori di farmaci: al Ministero parte uno storico confronto

Il Ministero della Salute apre al confronto con la ricerca alternativa ai test sugli animali. Per iniziativa del ministro Balduzzi, a seguito di una richiesta del Pae-Partito animalista europeo discussa nei giorni scorsi durante un incontro di carattere politico, mercoledì, presso la Direzione Generale, prenderà il via un tavolo di approfondimento tecnico e scientifico “per individuare metodi alternativi che a breve, medio e lungo termine possano sostituire, avendone i requisiti, quelli attualmente in uso in cui si prevede l’impiego di animali” spiegano dal Ministero. La novità è che i ricercatori provenienti da enti pubblici e dall’industria medico-farmacologica  questa volta si confronteranno con tre scienziati affermati nelle metodologie incruente, di cui sostengono la maggiore attendibilità oltre a escludere il convenzionale sacrificio di ratti, cani, scimmie, gatti, cavie, conigli  e altre specie. Formare la squadra, una compagine d’eccellenza, è toccato al chimico Massimo Tettamanti, coordinatore per l’Europa del centro I-Care, che ha ottenuto il 65,7% dei consensi nell’ambito di una votazione online dov’erano inclusi altri stimati esperti. Ad affiancarlo nel confronto con i sostenitori della vivisezione (si obietta che come tale s’intenda la dissezione di un animale vivo, ma a ben guardare gli interventi di laboratorio sono semplicemente più protratti nel tempo e non di rado compiuti senza anestesia) saranno Candida Nastrucci, docente di Genetica Medica all’Università di Tor Vergata, e Susanna Penco, biologa ricercatrice dell’Università di Genova, entrambe cariche di riconoscimenti da parte della comunità scientifica internazionale. “Giovani e preparatissime,” dice di loro Tettamanti. “Ci si offre un’ottima occasione, che rispecchia inoltre la maturità raggiunta dal movimento a favore degli animali. Per la prima volta, poi, non sono state le associazioni a proporre i loro esperti, ma ha scelto la gente.”
beagleForse, le mobilitazioni degli ultimi mesi e il sempre più forte sentimento popolare antivivisezionista non sono sfuggiti a Balduzzi, che ha ricevuto il Pae un mese dopo il presidio con cui, i primi di marzo, gli attivisti avevano persuaso la Menarini a dare in adozione gli 8 beagle appena arrivati al Researche Toxicology Centre di Pomezia, cui aveva fatto seguito una manifestazione davanti al Ministero organizzata assieme a Memento Naturae e Roma for Animals.
“Nel corso del nostro colloquio, il Ministro ci ha detto che non gli risultava prima d’ora alcuna richiesta politica per valutare i metodi di ricerca alternativi,” racconta Stefano Fuccelli, presidente del Pae. “Gli abbiamo ricordato che l’Aifa-Agenzia italiana del farmaco ritira mediamente due farmaci a settimana in quanto nocivi o tossici per l’uomo e che, stando al XXV Rapporto Italia dell’Eurispes, l’87,3 per cento del Paese è contrario alla sperimentazione sugli animali, crudele e soprattutto inattendibile. Tra l’altro, accettando di cedere i beagle, la stessa Menarini si è dichiarata disponibile a ragionare sull’argomento in modo nuovo.”
Dicono dal Ministero: “Il tavolo intende dare impulso a promozione, diffusione e sviluppo di metodologie alternative alla sperimentazione animale, con l’obiettivo di abbandonare progressivamente l’uso degli animali a fini scientifici, fino alla loro completa sostituzione. La valutazione degli investimenti nel settore non può prescindere da quella  delle prospettive di sviluppo, basate sulle  conoscenze scientifiche attualmente disponibili. Il Ministero ricoprirà una funzione super partes per facilitare e coordinare gli incontri”. E aggiungono:  “Seppur nella limitatezza delle risorse disponibili,  abbiamo già  finanziato per l’anno 2013 al Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi Benessere e Cura degli animali da laboratorio, presso l’Istituto Zooprofilattico  di Brescia,  lo sviluppo di un nuovo vaccino su colture cellulari, e  la attività di validazione di tre metodi diagnostici in vitro.”
“Mi sembra un primo, grande risultato, che tiene conto di un’opinione pubblica sempre più orientata e della possibilità di incoraggiare un autentico progresso della scienza in favore di tutte le specie, prima fra tutte la nostra,” commenta Susanna Chiesa, presidente di Freccia 45, che con  Coordinamento fermare Green Hill e Comitato Montichiari contro Green Hill sta coordinando da un mese il presidio davanti alla Aptuit Centro di Ricerca Aptuit (ex Glaxosmithkline) di Verona, con cui si richiede la liberazione di 32 beagle.
AGGIUNTA
Dati il grande interesse e l’acceso dibattito relativi a questo argomento, per completezza ecco a seguire, in versione integrale e originale, le risposte ricevute dall’Ufficio Stampa del Ministero della Salute il 12 aprile scorso, in risposta alle mie domande.
D Mi risulta l’inaugurazione, mercoledì, di un innovativo tavolo di confronto sulla sperimentazione animale organizzato dal Ministero e aperto, per la prima volta, a stimati scienziati indipendenti che studiano o applicano metodi di ricerca alternativi ai test sugli animali. E’ esatto? Si tratterà di un tavolo permanente?
Il Ministero della Salute si è fatto promotore, anche in passato, di tavoli di confronto sull’argomento degli animali utilizzati ai fini sperimentali e/o scientifici, con tutte le componenti interessate. In particolare ricordiamo il tavolo tecnico sui lavori preparatori sulla modifica della Direttiva 86/609/CEE che è stata sostituita dalla Direttiva n. 2010/63/UE.
In questa occasione si tratta di un tavolo di approfondimento tecnico-scientifico, d’iniziativa  del Ministro, al fine di individuare metodi alternativi che a breve, medio e lungo termine possano sostituire, avendone i requisiti, i metodi attualmente in uso che prevedono l’impiego di animali.
D Chi parteciperà al tavolo, in rappresentanza dei vari approcci alla metodologia?
Al tavolo parteciperanno ricercatori ed esperti tecnico-scientifici provenienti da Enti pubblici, da Società Scientifiche e dall’Industria in grado di valutare sotto il profilo squisitamente tecnico le varie possibilità. Il Ministero della Salute ha una funzione super partes di facilitazione e di coordinamento degli incontri .
D Quale funzione effettiva avrà questo tavolo di confronto? E’ concretamente pensabile di investire di più, ove convincesse, sulla ricerca alternativa?
Dare impulso alla promozione, diffusione e sviluppo di metodologie alternative alla sperimentazione animale con la finalità di abbandonare progressivamente l’uso degli animali a fini scientifici fino alla completa sostituzione.
La valutazione degli investimenti nel settore non può prescindere da una valutazione delle prospettive di sviluppo che si basano sulle  conoscenze scientifiche attualmente disponibili.In ogni caso  il Ministero della Salute  non ha omesso il proprio contributo e, seppure nella limitatezza delle risorse disponibili,  ha   finanziato per l’anno 2013 al  Centro  di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli animali da laboratorio presso l’Istituto Zooprofilattico   di Brescia  lo sviluppo di un nuovo vaccino su colture cellulari e  la attività di validazione di tre metodi diagnostici in vitro.
D La fine del mandato del Ministro Balduzzi non avrà ripercussioni sulla durata del tavolo?
Trattandosi di un tavolo tecnico si può supporre la sua prosecuzione soprattutto se ne emergeranno spunti e proposte  concretamente perseguibili e condivise.

Cookies for dogs homemade

 

Ricetta per biscotti per cani fatti in casa

Se possiedi un cane e sei preoccupato dei prezzi per gli alimenti in continua crescita, perché non fare in casa i biscotti? Sicuramente saranno più apprezzati, e tu avrai un consistente risparmio sulla spesa. In più, hai il vantaggio di sapere quali sono gli ingredienti che compongono i pasti del tuo amico a quattro zampe, senza il rischio di imbatterti in prodotti chimici o dannosi. Inoltre, la preparazione è pressoché identica a quella dei normali biscotti, senza bisogno di fare particolare attenzione a dettagli.

Ingredienti principali:
– Farina bianca o di altro tipo (integrale, di grano duro, di grano saraceno ecc..)
– Omogenizzati di carne
– Un cucchiaio di formaggio grattugiato (ad esempio grana)

Dopo aver messo in una terrina gli omogenizzati di carne, che possono essere due o tre vasetti a seconda della quantità che si desidera preparare, aggiungere il formaggio che abbiamo grattugiato assieme alla farina, continuando a mescolare il contenuto della zuppiera. Una volta che l’impasto è diventato sodo, stenderlo con l’aiuto delle mani o di un mattarello (come per i normali biscotti). Successivamente tagliare l’impasto con delle forme fantasiose, ad esempio ad osso, che il nostro cane saprà apprezzare maggiormente.Disponi i biscotti così ottenuti su una teglia rivestita di carta da forno. Nel frattempo, il forno deve essere scaldato a circa 180°. Dopo aver infornato la teglia, lasciare cuocere i biscotti per circa un quarto d’ora. Quando questi cominciano ad essere dorati, sono pronti per essere sfornati. Una volta raffreddati, possono essere serviti al nostro amico a quattro zampe.

Questa è la ricetta base per la creazione di biscotti alla carne, ma possono esserci parecchie varianti. Ad esempio, possiamo aggiungere in fase di preparazione del brodo di carne se l’impasto risulta eccessivamente asciutto, del prezzemolo per rendere più appetitoso il tutto o un uovo nel caso in cui si voglia rendere i biscotti più nutrienti.

Questa attività, oltre che a farti risparmiare e divertire, può essere intesa come un gesto d’amore nei confronti del tuo amico, che sarà contento di sapere che il suo padrone gli ha dedicato del prezioso tempo.

TU chiamale se vuoi …emozioni

Ogni giorno scopriamo cose nuove con i nostri amici a quattro zampe, qualcosa di loro e di noi soprattutto. La migliore delle cose da fare è lasciarsi un pò andare alle emozioni appunto, non caricare di troppe ansie la nostra giornata insieme a loro. Quello che abbiamo da perdere è più di una tecnica di insegnamento, più di un comando, di una posizione tenuta, si tratta del filo invisibile che ci lega al peloso che ci guarda con amore e devozione. Perchè gettare dalla finestra quel feeling, quella attrazione fatale che ci ha fatto innamorare di lui e ci ha fatto condividere ogni momento della giornata, ogni attimo, ogni passo  del nostro percorso? Lasciamoci andare al divertimento, all’esplorazione di noi stessi attraverso la comunicazione con i nostri compagni di viaggio. E’ un concetto che andrebbe ripetuto spesso, sui campi di istruzione cinofila, sui marciapiedi, nei parchi, nelle attività sportive e di spettacolo,  per avere un rapporto più vero e bello e quindi facilitare le relazioni. Chissà forse avremmo da imparare qualcosa anche per quanto riguarda la specie umana. In fondo loro sono come noi, vogliono essere compresi e coinvolti, alla pari, in un dialogo creativo e costruttivo, non in un monologo. Ogni tanto uscite dagli schemi e lasciatevi trasportare, uscite e lasciatevi guidare…stupite la vostra esperienza quotidiana, lasciatela di stucco.

nasone cane

di Simone dalla Valle
“Non abbiate paura di mettervi in gioco, programmando di trascorrere del tempo assieme al vostro adorato cane per fare qualcosa di diverso dal solito giro nel parco. 
Troppo spesso infatti non ci si accorge che è proprio questa routine giornaliera, ripetuta per anni e anni, a trasformare uno splendido animale (un predatore dalle eclettiche capacità sensoriali, cognitive ed emotive) in una specie di robot da passeggio. Prendetevi del tempo per fare esperienze nuove con lui e per lui, e scoprirete quanto sia fantastico stare bene assieme a lui e non solo grazie a lui!  Organizzatevi per una passeggiata in campagna durante la quale vi impegnerete a lasciarlo libero e a osservarlo nel suo ambiente naturale; quando lo vedrete seguire una traccia, scoprirete come avere un ottimo richiamo non dipenda solo da ore e ore di esercitazioni, ma anche e soprattutto dalla qualità della vita che gli avrete concesso fino a quel momento. Arrivati a questo punto, mi auguro che capirete da soli perché l’educazione non trasforma il vostro cane in un robot, ma nel miglior compagno di (dis)avventure, e voi nel suo migliore amico. E allora sono certo che, se anche il vostro cane tirerà qualche volta al guinzaglio, o vi ruberà una ciabatta ogni tanto, magari allontanandosi guardingo e con passo lento convinto che nessuno lo abbia visto nonostante sia proprio lì, davanti a voi, vi farete una sonora risata e lo racconterete agli amici con lo stesso piacere e lo stesso divertimento con cui si ricordano le bravate che tutti noi abbiamo fatto in passato. 
E magari continuiamo ancora a fare…”

18-19 Gennaio 2014 RALLY-O!

Il 18 e il 19 Gennaio 2014 affronteremo questo argomento all’interno delle varie specialità sportive da praticare con il vostro cane. il 18 nel nostro centro affronteremo una giornata di formazione relativa all’esposizione della Rally ‘O e il 19 Gennaio parteciperemo alla gara delle classi debuttanti  e alla finale di Campionato 2013. Ecco in breve cos’è :
La Rally Obedience è una disciplina F. I. C. S. S. che a breve coinvolgerà molti utenti cinofili italiani.
Già da anni presente negli Stati uniti, come disciplina che diversifica l’allenamento per l’Obedience, è inizialmente giunta qui in Italia come un’attività dal profilo piuttosto basso.
È stata per tempo considerata come la “cugina brutta” dell’Obedience, poiché apparentemente, per come era stata importata, richiedeva un livello di pulizia di esecuzione molto meno elevato rispetto alla disciplina già conosciuta (Obedience).
Giunta prima nel settore cinofilia di C. S. E. N., per poi essere acquisita dalla Federazione Italiana Cani Sport e Soccorso (F.I.C.S.S.), ha ricevuto un taglio decisamente differente. Il regolamento, completamente riveduto, ha mantenuto gli aspetti più profondi di questa disciplina ed ha variato quelli che la rendevano un po’ approssimativa.
Per andare un po’ più nello specifico, si tratta di un’attività svolta dal binomio uomo-cane, in cui viene richiesto di affrontare un percorso costituito da varie tappe (cartelli o stazioni) – da qui il nome “rally” –  attraverso le quali il conduttore deve transitare, dimostrando il maggior affiatamento possibile con il cane con cui lavora. Durante il passaggio da una stazione alla successiva, il cane dovrà mostrare attenzione nei confronti dell’essere umano e mantenere una condotta dalla quale risulterà sempre perfettamente affiancato al conduttore.
L’aspetto interessante di questa disciplina riguarda l’attenzione e il rispetto che debbono essere dimostrati nei confronti del cane durante qualunque prova. Infatti i giudici che escono dal percorso formativo sono in grado di riconoscere qualunque forma, anche lieve, di disagio del cane, intervenendo nell’ottica di penalizzare qualunque tipo di coercizione venga anche parzialmente resa palese.
Ogni cartello o stazione che scandisce il percorso risulta contrassegnato da un numero, che ne attesta la difficoltà.
In tutto i cartelli sono 47:  dal numero 1 al numero 19 sono i cartelli utilizzati nella classe debuttanti (RD), al numero 1 al numero 31 sono quelli utilizzati nella classe R1 e così via salendo verso le classi più impegnative.
L’impegno profuso per lo svolgimento di una stazione, può variare da un semplice “seduto” per arrivare ad esercizi sempre più complessi, come per esempio il FRONTE – SEDUTO – IN PIEDI – BACK – TERRA – AL POSTO, nel quale, mentre il binomio sta camminando in condotta, il conduttore interrompe il movimento dopo aver superato il cartello di almeno 2 mt., porta il cane in posizione “seduto” di fronte a sé e torna all’altezza del cartello indietreggiando. Dopo 3 secondi chiede al cane la posizione “in piedi”, successivamente di fare un passo indietro, la posizione “terra” e infine lo richiama al posto: in questo frangente il cane dovrà girare attorno al conduttore in senso orario per posizionarsi come di consueto alla sinistra del medesimo.
A questo punto, la condotta può riprendere.
La prerogativa di essere un’attività da poter svolgere in tutta serenità, poiché priva di qualunque tipo di coercizione, la porta ad essere indicata anche per soggetti molto giovani, al punto da rendere presente nel regolamento l’esistenza di una classe junior appositamente pensata per i cani fino ai 6 mesi di età.
Il massimo impegno richiesto dal punto di vista fisico, per quanto riguarda il cane, risiede nella capacità di mantenere un trotto sostenuto per alcuni tratti del percorso, mentre per quanto riguarda le attività fisiche dell’essere umano sono prevalentemente inerenti alla capacità di mantenere un passo piuttosto sostenuto per alcuni tratti del medesimo tracciato.
Ad ulteriore conferma della ricerca di costruire una disciplina nel pieno rispetto del cane, il punteggio durante le gare è stabilito attraverso l’accumulo di punti: il tempo svolge un ruolo puramente marginale, in quanto funge solo da discriminante per partecipanti che ottengano lo stesso punteggio.
Da quanto emerge dalle persone che già da qualche tempo praticano questa disciplina, esiste un miglioramento concreto nella gestione e nella crescita relazionale legate al proprio cane, tali da consigliare ai proprietari questa attività come un concreto proseguimento per un qualsiasi processo educativo.

…relazione fra cane e proprietario.

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You are entering in a WORLD OF PAIN

Pubblichiamo qui di seguito un interessante scambio di accuse e battute fra alcuni operatori cinofili, più o meno conosciuti, più o meno in vista, ma sicuramente molto popolari per via della loro diffusione sui mass media. Ecco, vogliamo prendere esempio e spunto da questi fatti, questi episodi, per approfondire e cercare di riportare al nocciolo del problema, quando si parla di cinofilia, di rispetto degli animali, di professionalità e di concretezza.  Ognuno è libero di pensarla come vuole, ognuno è libero di difendere i propri interessi professionali, personali, privati, come succede in tutto il mondo, in tutti i campi. Quello che credo sia doveroso sottolineare, senza entrare nel merito delle discussioni, è che il bene primario di tutti i nostri discorsi sull’educazione del cane, sull’addestramento degli animali a scopi di spettacolo e di profitto, devono essere legati ad una forte etica e morale nel lavoro che si sta compiendo. Prima di tutto il rispetto degli animali, delle loro esigenze, dei loro bisogni di vita sociale nel mondo degli umani. Altrimenti possiamo usare benissimo il detto, “…predica bene e razzola male”. E visto che nel mondo della cinofilia c’è sempre chi usa un metodo e ne predica un altro, oppure c’è chi strumentalizza a propri fini l’amore di tanti per i cani e gli animali in generale, credo sia doveroso mantenere sempre una finestra aperta sull’attualità e stimolare sempre la discussione e il confronto fra appassionati del settore, semplici cittadini, amanti dei cani e degli animali.
BUONA LETTURA
di SIMONE DALLA VALLE – dog Trainer
In seguito all’ennesimo tentativo operato dall’animal trainer Claudio Mangini di diffamarmi tramite falsità e ingiurie nei miei confronti opportunamente diffuse su altre pagine di FB, ho deciso di rispondere apertamente, a differenza di quanto ho fatto in passato ignorando i continui tentativi di derisione operati da Mangini a spese mie così come di altri stimati colleghi.
Ho deciso di pubblicare la mia risposta sulla mia pagina perché tutti la possano leggere, commentare e condividere e affinché sia chiara la mia posizone in merito a quanto sostenuto dallo stesso Mangini poiché oltre al sottoscritto vengono coinvolte anche due note associazioni animaliste.cuccioli opelClaudio Mangini: la tua guerra personale nei miei confronti è iniziata nel marzo 2013 quando hai pubblicato sulla tua bacheca una serie di post contenenti accuse e pesanti ingiurie sul mio conto, di cui io e altre persone (fra cui il mio avvocato) conserviamo ancora gli screenshot.
Giustificavi gli stessi sostenendo che mi ero offerto di recuperare gratuitamente un cane che doveva essere affidato a te e facendo riferimento ad altri avvenimenti non meglio precisati.
E vorrei vedere come potrebbero essere meglio precisati visto che non avevi ancora finito di inventarteli dato che, neanche a dirlo, io non sapevo chi tu fossi, chi fosse il cane di cui scrivevi e soprattutto dato che non mi sono mai offerto di prendermi in carico un cane che avresti dovuto riabilitare tu.
L’unico cane che sto seguendo, per altro da dicembre 2012, si chiama Devis e mi è stato affidato direttamente dall’OIPA, ma dubito fortemente che la stessa ti avesse interpellato in precedenza.
L’unica spiegazione plausibile a quel tuo fuoco di paglia, dunque, era la condivisione sulla mia pagina pubblica di FB dell’ennesimo servizio delle Iene a te dedicato (e grazie al quale ho scoperto il tuo nome) con il mio commento “anche la cinofilia ha la sua Wanna Marchi”.
Commento per altro confermato a quasi un anno di distanza non solo da Valeria Rossi, ma anche dal tribunale di Macerata che lo scorso ottobre ti ha condannato a 8 mesi per furto di assegni, uno dei quali destinato a risarcire una signora a cui avresti dovuto vendere una scimmietta: un gesto che dimostra tutto il tuo amore e rispetto per gli animali.
Nello stesso periodo l’agente che mi seguiva per il mio lavoro televisivo ha ricevuto una mail in cui, in virtù dei rapporti lavorativi intercorsi tra te e la sua agenzia, la invitavi a farmi mettere in contatto con te pena l’avvio di un procedimento penale a mio carico entro 24 ore.
Neanche a dirlo la mia agente non sapeva chi tu fossi e, ad oggi, del procedimento penale non ho mai avuto notizia. Proprio come non ne hanno avuto notizia tutti quelli a cui hai promesso querele e denunce nell’ultimo anno, sperando forse di ottenere l’attenzione che tanto agogni e che sarebbe più opportuno e salutare guadagnarsi sul campo e non trascorrendo la propria vita a denigrare e insultare altri professionisti tramite un social network.
Il che, si badi bene, è cosa ben diversa dal pubblicare un post in cui ci si difende da attacchi e denigrazioni continue.
Anche perché, la domanda è quantomeno spontanea, un professionista di cotanto spessore che si barcamena tra una passeggiata sul red carpet e recuperi comportamentali di cani che altri non potrebbero neanche avvicinare e che vive tra Cinecittà e Hollywoood senza dimenticarsi di salvaguardare la sopravvivenza mondiale dei lupi attraverso un’associazione di cui è presidente e forse unico socio, dove lo trova tutto questo tempo per postare e commentare su Facebook a qualunque ora del giorno e della notte?E visto che di pubblicità e lavoro televisivo siamo arrivati a parlare, mi prendo ancora 5 minuti per rispondere alla tua ennesima invettiva (anche se “inventiva” ci starebbe meglio) riferita al sottoscritto e ad una presunta lettera di raccomandazione della LAV affinché io girassi uno spot pubblicitario.
Prima di tutto, per quanto possa sembrare ripetitivo, ci tengo a sottolineare che non so neanche di cosa tu stia parlando…ma questa non è una novità!
Per cui se vuoi renderla nota poi farlo anche ora su questa pagina così come inviandola alla mia casella mail (dove per altro, ad oggi, ti sei guardato bene dal comparire preferendo invece lanciare i tuoi anatemi su pagine di altri o tramite mail indirizzate a persone che, mi dispiace dirtelo, le hanno prontamente cestinate come si fa con la spam), fai pure: la leggerò con enorme piacere.
Dico questo perché, purtroppo, con la LAV non ho mai avuto occasione di lavorare né collaborare e perché, oltretutto, della LAV non conosco nessuno personalmente.
Se, quindi, la LAV ha deciso di spendere il mio nome senza che io lo sapessi e in relazione alla possibilità di registrare uno spot di cui non sono mai stato messo a conoscenza, non posso che esserne orgoglioso perché dati i presupposti di cui sopra, l’eventuale raccomandazione dev’essere fondata sulla fiducia e l’apprezzamento del mio lavoro e questo non può che rendermi felice.

Così come sono stato felice di non girare lo spot a cui fai riferimento chiamando in causa l’ENPA e a proposito del quale ho avuto modo di confrontarmi serenamente con la presidente Carla Rocchi e Giusi D’Angelo durante il seminario di Marc Bekoff a Torino.
E altrettanto serenamente posso spiegarne il motivo.
Prima di proseguire, però, c’è da chiarire un punto fondamentale: lo spot non era dell’ENPA né per l’ENPA!
Lo spot era commissionato dalla OPEL (una società che non mi pare abbia obbiettivi animalisti né un inquadramento no-profit) per il lancio di un nuovo modello di auto che, a detta del brand tedesco, si dimostrava a dimensione di cane.
Per questo motivo ENPA aveva acconsentito a sostenere il lancio dell’auto apponendo il proprio logo sullo spot e per questo motivo ENPA ha chiesto che i cani che avrebbero realizzato lo spot venissero addestrati e condotti con metodi rispettosi e per questo motivo ENPA ha fatto il mio nome all’agenzia che avrebbe curato la produzione dello spot.
Alla luce di questo non vedo come la cifra che la mia agenzia avrebbe chiesto per girare uno spot pubblicitario per conto di una multinazionale possa essere un argomento di discussione, né tantomeno un motivo di critica nei miei confronti.
Argomentazione deboluccia.
Capisco che quando qualcuno si sente stretto alle corde e non sa più che pesci pigliare può reagire in maniera irrazionale, ma inventarsi una simile bugia e cercare di diffonderla con l’intento di denigrarmi è davvero…come dire…neotenico?

Foto: In seguito all'ennesimo tentativo operato dall'animal trainer Claudio Mangini di diffamarmi tramite falsità e ingiurie nei miei confronti opportunamente diffuse su altre pagine di FB, ho deciso di rispondere apertamente, a differenza di quanto ho fatto in passato ignorando i continui tentativi di derisione operati da Mangini a spese mie così come di altri stimati colleghi.<br />Ho deciso di pubblicare la mia risposta sulla mia pagina perché tutti la possano leggere, commentare e condividere e affinché sia chiara la mia posizone in merito a quanto sostenuto dallo stesso Mangini poiché oltre al sottoscritto vengono coinvolte anche due note associazioni animaliste. </p><p>Claudio Mangini: la tua guerra personale nei miei confronti è iniziata nel marzo 2013 quando hai pubblicato sulla tua bacheca una serie di post contenenti accuse e pesanti ingiurie sul mio conto, di cui io e altre persone (fra cui il mio avvocato) conserviamo ancora gli screenshot.<br />Giustificavi gli stessi sostenendo che mi ero offerto di recuperare gratuitamente un cane che doveva essere affidato a te e facendo riferimento ad altri avvenimenti non meglio precisati.<br />E vorrei vedere come potrebbero essere meglio precisati visto che non avevi ancora finito di inventarteli dato che, neanche a dirlo, io non sapevo chi tu fossi, chi fosse il cane di cui scrivevi e soprattutto dato che non mi sono mai offerto di prendermi in carico un cane che avresti dovuto riabilitare tu.<br />L'unico cane che sto seguendo, per altro da dicembre 2012, si chiama Devis e mi è stato affidato direttamente dall'OIPA, ma dubito fortemente che la stessa ti avesse interpellato in precedenza.<br />L'unica spiegazione plausibile a quel tuo fuoco di paglia, dunque, era la condivisione sulla mia pagina pubblica di FB dell'ennesimo servizio delle Iene a te dedicato (e grazie al quale ho scoperto il tuo nome) con il mio commento "anche la cinofilia ha la sua Wanna Marchi".<br />Commento per altro confermato a quasi un anno di distanza non solo da Valeria Rossi, ma anche dal tribunale di Macerata che lo scorso ottobre ti ha condannato a 8 mesi per furto di assegni, uno dei quali destinato a risarcire una signora a cui avresti dovuto vendere una scimmietta: un gesto che dimostra tutto il tuo amore e rispetto per gli animali.<br />Nello stesso periodo l'agente che mi seguiva per il mio lavoro televisivo ha ricevuto una mail in cui, in virtù dei rapporti lavorativi intercorsi tra te e la sua agenzia, la invitavi a farmi mettere in contatto con te pena l'avvio di un procedimento penale a mio carico entro 24 ore.<br />Neanche a dirlo la mia agente non sapeva chi tu fossi e, ad oggi, del procedimento penale non ho mai avuto notizia. Proprio come non ne hanno avuto notizia tutti quelli a cui hai promesso querele e denunce nell'ultimo anno, sperando forse di ottenere l'attenzione che tanto agogni e che sarebbe più opportuno e salutare guadagnarsi sul campo e non trascorrendo la propria vita a denigrare e insultare altri professionisti tramite un social network.<br />Il che, si badi bene, è cosa ben diversa dal pubblicare un post in cui ci si difende da attacchi e denigrazioni continue.<br />Anche perché, la domanda è quantomeno spontanea, un professionista di cotanto spessore che si barcamena tra una passeggiata sul red carpet e recuperi comportamentali di cani che altri non potrebbero neanche avvicinare e che vive tra Cinecittà e Hollywoood senza dimenticarsi di salvaguardare la sopravvivenza mondiale dei lupi attraverso un'associazione di cui è presidente e forse unico socio, dove lo trova tutto questo tempo per postare e commentare su Facebook a qualunque ora del giorno e della notte?</p><p>E visto che di pubblicità e lavoro televisivo siamo arrivati a parlare, mi prendo ancora 5 minuti per rispondere alla tua ennesima invettiva (anche se “inventiva” ci starebbe meglio) riferita al sottoscritto e ad una presunta lettera di raccomandazione della LAV affinché io girassi uno spot pubblicitario.<br />Prima di tutto, per quanto possa sembrare ripetitivo, ci tengo a sottolineare che non so neanche di cosa tu stia parlando...ma questa non è una novità!<br />Per cui se vuoi renderla nota poi farlo anche ora su questa pagina così come inviandola alla mia casella mail (dove per altro, ad oggi, ti sei guardato bene dal comparire preferendo invece lanciare i tuoi anatemi su pagine di altri o tramite mail indirizzate a persone che, mi dispiace dirtelo, le hanno prontamente cestinate come si fa con la spam), fai pure: la leggerò con enorme piacere.<br />Dico questo perché, purtroppo, con la LAV non ho mai avuto occasione di lavorare né collaborare e perché, oltretutto, della LAV non conosco nessuno personalmente.<br />Se, quindi, la LAV ha deciso di spendere il mio nome senza che io lo sapessi e in relazione alla possibilità di registrare uno spot di cui non sono mai stato messo a conoscenza, non posso che esserne orgoglioso perché dati i presupposti di cui sopra, l'eventuale raccomandazione dev'essere fondata sulla fiducia e l'apprezzamento del mio lavoro e questo non può che rendermi felice.</p><p>Così come sono stato felice di non girare lo spot a cui fai riferimento chiamando in causa l'ENPA e a proposito del quale ho avuto modo di confrontarmi serenamente con la presidente Carla Rocchi e Giusi D'Angelo durante il seminario di Marc Bekoff a Torino.<br />E altrettanto serenamente posso spiegarne il motivo.<br />Prima di proseguire, però, c'è da chiarire un punto fondamentale: lo spot non era dell'ENPA né per l'ENPA!<br />Lo spot era commissionato dalla OPEL (una società che non mi pare abbia obbiettivi animalisti né un inquadramento no-profit) per il lancio di un nuovo modello di auto che, a detta del brand tedesco, si dimostrava a dimensione di cane.<br />Per questo motivo ENPA aveva acconsentito a sostenere il lancio dell'auto apponendo il proprio logo sullo spot e per questo motivo ENPA ha chiesto che i cani che avrebbero realizzato lo spot venissero addestrati e condotti con metodi rispettosi e per questo motivo ENPA ha fatto il mio nome all'agenzia che avrebbe curato la produzione dello spot.<br />Alla luce di questo non vedo come la cifra che la mia agenzia avrebbe chiesto per girare uno spot pubblicitario per conto di una multinazionale possa essere un argomento di discussione, né tantomeno un motivo di critica nei miei confronti.<br />Argomentazione deboluccia.<br />Capisco che quando qualcuno si sente stretto alle corde e non sa più che pesci pigliare può reagire in maniera irrazionale, ma inventarsi una simile bugia e cercare di diffonderla con l'intento di denigrarmi è davvero...come dire…neotenico?</p><p>Soprattutto perché ancor prima che la mia agenzia stabilisse un prezzo io ho chiesto e preteso alcune condizioni indispensabili per la realizzazione dello spot, le quali avevano il solo fine di garantire il rispetto del benessere dei numerosi cani che avrei portato sul set assieme ad altri amici e colleghi (tra cui mi limito a citare Luca Spennacchio, un'altra persona nota per la sua "poca disponibilità" in ambito animalista e verso cui, neanche a dirlo, hai avuto da ridire) con cui avrei diviso il compenso e che, naturalmente, possono confermare quanto sto scrivendo.<br />Fra le condizioni richieste, visto che la trattativa si è protratta fino a metà giugno, rappresentava una conditio sine qua non la registrazione dello spot in uno studio chiuso e dotato di aria condizionata, perché le temperature esterne erano ormai troppo elevate perché i cani potessero affrontare le riprese senza affaticarsi.<br />Forse è questo che ha reso la mia “gestione impegnativa”?<br />Ben venga!<br />Preferisco essere considerato impegnativo da gestire, ma del tutto coerente con i miei principi, con il mio approccio e con il mio metodo di lavoro.<br />E credo che anche Magnolia Tv, che produce Missione Cuccioli, e DeAKids, il canale satellitare che lo trasmette da 5 anni, possano confermarlo.</p><p>Purtroppo, però, il mondo della cinofilia è abitato anche da personaggi meno coerenti e soprattutto meno rispettosi del benessere degli animali che, per lo meno etimologicamente, sostengono di amare.<br />Non a caso lo spot è stato affidato ad un “animal trainer” che , a differenza del sottoscritto, non solo non ha badato a spese, ma neanche al benessere dei cani!<br />Lo spot, infatti, nonostante fosse giugno inoltrato è stato girato in pieno giorno in un noto parco milanese e non è un caso che in tutte le riprese i due cani protagonisti siano in iperventilazione con la lingua a penzoloni.<br />Volendo ripassare un pò di comunicazione corporea tra l'altro mi pare di ricordare che l'iper ventilazione e la piega che si nota di fianco alle labbra del border potrebbero essere segnali di stress e stanchezza.<br />Ma preferisco pensare che i cani avessero solo caldo.</p><p>Arrivati a questo punto c'è bisogno di fare il nome dell'animal trainer?<br />Chiunque può scoprirlo collegandosi a questo indirizzo internet, dove potrà avere anche conferma di quanto scrivo e del fatto che lo spot è stato fatto da e per OPEL, mentre ENPA lo ha solo approvato.<br />http://www.youtube.com/watch?v=cEse0xFg8o8</p><p>Ora, in attesa di ricevere una querela, di leggere la lettera di raccomandazione che la LAV avrebbe scritto per me e di venire investito dallo scoop giornalistico che hai scatenato con la lettera che con un solo click hai girato alle agenzie di stampa di mezzo mondo, ti saluto affettuosamente e ti auguro il meglio per la tua attività cinofila.<br />Un'ultima cosa: non perdere tempo a denigrare, postare, spammare, e quant'altro ti verrà in mente di fare per attirare la mia attenzione perché non l'avrai.<br />Quel che avevo da dire l'ho detto e, pur non dovendo cavalcare i red carpet di tutto il mondo, non ho tanto tempo libero quanto ne vorrei e, quindi, quel che ho preferisco investirlo per gli individui e per le cose a cui tengo.Soprattutto perché ancor prima che la mia agenzia stabilisse un prezzo io ho chiesto e preteso alcune condizioni indispensabili per la realizzazione dello spot, le quali avevano il solo fine di garantire il rispetto del benessere dei numerosi cani che avrei portato sul set assieme ad altri amici e colleghi (tra cui mi limito a citare Luca Spennacchio, un’altra persona nota per la sua “poca disponibilità” in ambito animalista e verso cui, neanche a dirlo, hai avuto da ridire) con cui avrei diviso il compenso e che, naturalmente, possono confermare quanto sto scrivendo.
Fra le condizioni richieste, visto che la trattativa si è protratta fino a metà giugno, rappresentava una conditio sine qua non la registrazione dello spot in uno studio chiuso e dotato di aria condizionata, perché le temperature esterne erano ormai troppo elevate perché i cani potessero affrontare le riprese senza affaticarsi.
Forse è questo che ha reso la mia “gestione impegnativa”?
Ben venga!
Preferisco essere considerato impegnativo da gestire, ma del tutto coerente con i miei principi, con il mio approccio e con il mio metodo di lavoro.
E credo che anche Magnolia Tv, che produce Missione Cuccioli, e DeAKids, il canale satellitare che lo trasmette da 5 anni, possano confermarlo.

Purtroppo, però, il mondo della cinofilia è abitato anche da personaggi meno coerenti e soprattutto meno rispettosi del benessere degli animali che, per lo meno etimologicamente, sostengono di amare.
Non a caso lo spot è stato affidato ad un “animal trainer” che , a differenza del sottoscritto, non solo non ha badato a spese, ma neanche al benessere dei cani!
Lo spot, infatti, nonostante fosse giugno inoltrato è stato girato in pieno giorno in un noto parco milanese e non è un caso che in tutte le riprese i due cani protagonisti siano in iperventilazione con la lingua a penzoloni.
Volendo ripassare un pò di comunicazione corporea tra l’altro mi pare di ricordare che l’iper ventilazione e la piega che si nota di fianco alle labbra del border potrebbero essere segnali di stress e stanchezza.
Ma preferisco pensare che i cani avessero solo caldo.

Arrivati a questo punto c’è bisogno di fare il nome dell’animal trainer?
Chiunque può scoprirlo collegandosi a questo indirizzo internet, dove potrà avere anche conferma di quanto scrivo e del fatto che lo spot è stato fatto da e per OPEL, mentre ENPA lo ha solo approvato.http://www.youtube.com/watch?v=cEse0xFg8o8


Ora, in attesa di ricevere una querela, di leggere la lettera di raccomandazione che la LAV avrebbe scritto per me e di venire investito dallo scoop giornalistico che hai scatenato con la lettera che con un solo click hai girato alle agenzie di stampa di mezzo mondo, ti saluto affettuosamente e ti auguro il meglio per la tua attività cinofila.Un’ultima cosa: non perdere tempo a denigrare, postare, spammare, e quant’altro ti verrà in mente di fare per attirare la mia attenzione perché non l’avrai.
Quel che avevo da dire l’ho detto e, pur non dovendo cavalcare i red carpet di tutto il mondo, non ho tanto tempo libero quanto ne vorrei e, quindi, quel che ho preferisco investirlo per gli individui e per le cose a cui tengo.

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Storia di una fiducia malriposta

Scritto da: Valeria Rossi 30 dicembre 2013 

manginiout1di VALERIA ROSSI – Questo è un articolo che non avrei mai voluto scrivere, per mille motivi.
E’ anche qualcosa che mi costa moltissimo scrivere e che, con ogni probabilità, avrà fastidiosi strascichi che potranno anche danneggiarmi personalmente. Però, siccome a tutto c’è un limite, ritengo che sia mio dovere scriverlo, per evitare che qualcun altro pecchi della clamorosa ingenuità di cui mi sono macchiata io (sì, proprio “macchiata”, perché alla mia veneranda età dovrei essere diventata un po’ più furba).
Sto parlando di Claudio Mangini, che ho sempre ritenuto un vero amico e che per questo ho difeso a spada tratta da tutti gli attacchi, fin dai tempi dei due servizi delle Iene che lo dipingevano come un truffatore di bassa lega, pur non avendogli mai potuto contestare nulla sul lato cinofilo e in generale sui suoi rapporti con gli animali (intesi in generale, visto che – come animal trainer – lui ha che fare con molte specie diverse).
Purtroppo, recentemente, ho scoperto che le Iene tutti i torti non li avevano: o perlomeno, ho avuto modo di toccare con mano, non sulla mia pelle ma su quella di altri due amici, che almeno una delle storie citate in quei servizi era probabilmente vera… visto che si è ripetuta tale e quale.
Continuano a non entrarci (se non indirettamente) i cani né gli altri animali: ma quando le cose succedono a persone che conosci, brutto ma vero, ti fanno un effetto assai diverso da quando le vedi in TV.
E soprattutto: sui personaggi che vedi in TV ti si possono raccontare storie credibili (il muratore che non è stato pagato perché aveva fatto un pessimo lavoro, il signore che sostiene di aver lavorato senza ricevere un centesimo perché in realtà aveva fatto solo danni… e così via), specie se sei un bravissimo affabulatore (e Mangini lo è), mentre le persone e le storie che conosci personalmente sono un po’ più difficili da manipolare a proprio piacimento.
In pratica, ciò che è successo (di nuovo) è che Mangini ha illuso due ragazzi da lui formati (e ci ha provato con altri due), prospettando loro una possibilità lavorativa che in realtà non esisteva, presso un suo ipotetico centro cinofilo che a sua volta esisteva solo nella sua fantasia.
Il che, detto così, può sembrare una cosa quasi veniale, ma in realtà ha comportato gravissimi disagi ai protagonisti, visto che hanno lasciato case, lavori, insomma tutto ciò che avevano, per ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.

manginiout3Claudio Mangini resta, a mio avviso, una persona di grandissimo talento con gli animali e il suo meccanismo “cani tutor” resta – l’ho sempre detto e lo ribadisco con la massima convinzione – l’unica VERA innovazione cinofila degli ultimi vent’anni (a dir poco).
E’ una cosa fantastica, rivoluzionaria, che funziona meravigliosamente e può davvero risolvere, e in tempi piuttosto brevi, gravi casi di aggressività inter- e intra-specifica.
Purtroppo lo spessore morale della persona che l’ha creato non si è rivelato alla stessa altezza: e su questo ognuno è liberissimo di pensarla come vuole.
Qualcuno potrà ritenere che la Gioconda non diventerebbe certo una crosta se si scoprisse che Leonardo da Vinci era un ladro o un truffatore; qualcun altro potrebbe pensare che, se mai si scoprisse una cosa simile, troverebbe quel quadro un po’ meno affascinante.
La mia posizione sta un po’ nel mezzo: penso che la Gioconda rimarrebbe un capolavoro, però mi darebbe un po’ fastidio guardarla.
E di sicuro, se Leonardo decidesse di fare un tour per l’Italia presentando le sue opere e mi chiedesse di fargli da addetto stampa, non accetterei.

manginiout2Perché ho deciso di parlare pubblicamente dei fatti sopra riportati (tra l’altro accaduti più di un mese fa)? Perché non mi sono fatta gli affaracci miei, visto che in fondo i cani c’entrano ben poco?
Perché purtroppo, poco prima di Natale, una delle persone rimaste scottate ha espresso pubblicamente, su FB, la propria riprovazione: ed è stata ricambiata con clamorose menzogne contro-accusatorie (poi cancellate: ma intanto avevano fatto il giro del web…), compresa quella secondo cui l’associazione “Cani tutor” sarebbe naufragata per colpa sua.
Non è così: quella persona aveva già lasciato l’associazione prima ancora che si tenesse l’assemblea costituente, e l’aveva lasciata proprio perché era stata illusa e poi fregata.
Il motivo per cui, dopo l’assemblea, non è stata effettivamente costituita l’associazione è stato proprio il fatto che Mangini “ci avesse rifatto” con la seconda persona, in modo ancor più eclatante.
Anche su questa seconda persona, ovviamente, è stata costruita una storia molto lontana dalla realtà. E sinceramente io non ce la faccio proprio più a leggere le clamorose palle che quello che ritenevo un amico va raccontando su altri miei amici (persone che fino a poco fa Mangini stesso descriveva come suoi pupilli, suoi “figliocci” e così via) nel tentativo – forse ormai disperato, direi – di salvare la propria immagine.
Non ce la faccio più perché mi sento, almeno in parte, responsabile di quanto è accaduto.
Perché ho sicuramente contribuito, con i miei articoli e con la mia presenza ai seminari che ho tenuto con Claudio, a far pensare che lui fosse una persona affidabile, ingiustamente fatta oggetto di una gogna mediatica che non meritava.
Quello che sta succedendo adesso mi pesa anche perché mi chiedo quanta colpa io abbia in ciò che è successo: e siccome questo pensiero non mi fa dormire da settimane, credo proprio di dover fare pubblica ammenda e di dover dichiarare che ci sono cascata come una polla, che gli ho offerto amicizia e fiducia e che ho creduto a quella che oggi, purtroppo, si è rivelata una montagna di balle.
Qualcuna di queste balle, per carità, l’avevo anche intuita: non sono poi così deficiente.
Però ero convintissima che il suo fosse solo un innocuo – forse un po’ infantile, ma innocuo – tentativo di rivalsa contro le Iene (a suo dire imbeccate e manovrate dalla concorrenza cinematografica).
Ho creduto che si autoincensasse un po’ troppo, che millantasse amicizie importanti e successi strabilianti solo per crearsi un’immagine “strafiga” che contrastasse con quella di truffatorino da quattro soldi che i media gli avevano cucito addosso.
Non mi sono mai resa conto che si trattasse di altro. Ero in buona fede, ma questo non può bastare: perché c’è il rischio che altri ingenui soffrano solo perché io non ho avuto il fegato di dire quanto sono stata stupida.
E allora lo dico forte e chiaro: sono stata una stupida.
Una fra tanti, purtroppo: ma se i primi “tanti” hanno ormai capito tutti con chi avevano a che fare, c’è il serio rischio che nuovi “tanti”, se nessuno parla, facciano la fine dei primi.
Per questo ho deciso di parlare.
Non c’è bisogno, credo, di entrare troppo nei dettagli, né di fare nomi: basti sapere che Claudio Mangininon è una persona sincera, pur rimanendo persona di talento e pur avendo inventato l’equivalente di una Gioconda cinofila, e cioè i “cani tutor”.
Quello che accadrà d’ora in avanti non mi è noto: spero vivamente che gli educatori che hanno potuto formarsi su questo metodo continuino ad utilizzarlo, perché è davvero un metodo che se non fa i miracoli, ci picchia vicino.
Spero (soprattutto) che nessuno approfitti di questa storia per fare di tutta l’erba un fascio, sputtanando anche il metodo solo perché il suo creatore non si è rivelato una persona stimabile come avevamo creduto in molti: anche se temo che accadrà, visto che in questo ambiente ci si avventa sempre come avvoltoi su qualsiasi appiglio che possa gettar fango sulla concorrenza, anche quando questo comporta l’infischiarsene allegramente del bene dei cani.
E’ per questo motivo che, inizialmente, avevo preferito tacere: perché mi farebbe davvero male al cuore che i “cani tutor” non potessero più essere di aiuto in tanti casi difficili. Ma se devo mettere sui piatti della bilancia i benefici del metodo e la possibilità che altre famiglie finiscano vittime di illusioni che devastano le loro vite… allora non ho dubbi, mi dispiace.
Poi, per carità: so benissimo che le capacità affabulatorie di Mangini riusciranno a convincere qualcun altro.
So che probabilmente si inventerà qualche sgradevole storia su di me, così come l’ha inventata su tutti quelli che l’hanno attaccato finora.
So che parlerà di tradimenti e complotti (lo fa sempre) e so benissimo che qualcuno ci crederà: dopotuttoio stessa ho creduto a tutte le sue storie sugli altri.
Però, se non altro, i prossimi che dovessero essere abbindolati non lo saranno con la mia complicità.
E per quanto questo non basti, siccome la giustizia assoluta non è di questo mondo, devo farmelo bastare per forza.

OHHMMMMM… PROPOSITO CINOFILO per il nuovo anno…

REGOLE DI COMPORTAMENTO, ADDESTRAMENTO E PROBLEMI COMPORTAMENTALI. FISIOLOGIA E PATOLOGIE DEI NOSTRI POVERI CANI.

di Maurizio Romanoni

 Tempo addietro un’amica aveva pubblicato la foto di un cane dall’espressione arcigna, associata a locandine che pubblicizzavano stage improntati sulla risoluzione di problemi comportamentali del cane. L’amica ironizzava, a mio avviso a ragione, sul meccanismo subdolo e talvolta fuorviante del messaggio subliminale. Non è questa la sede e dunque non voglio entrare nel merito del problema, ma solo utilizzarlo come spunto per dire altro. Delle due locandine, solo una ho trovato stridente con quello che secondo me é il senso dello stare con un cane, del godere della sua compagnia. Era quella relativa ad uno stage tenuto da un notissimo “cognitivista” italiano – mi pare che così amino auto definirsi – la cui fama va ben oltre l’arco alpino. L’argomento pareva dotto, molto dotto, anzi, dottissimo! Sono stato allora colto da un irrefrenabile prurito, quasi fossi stato attaccato da orticaria o psoriasi estesa e, quando il fumo ha iniziato ad uscirmi dalle orecchie e a consentire, dunque, che la mia pressione arteriosa si normalizzasse, ho cominciato a riflettere. E riflettendo mi sono tornati in mente gli insegnamenti scolastici ed i classici della letteratura italiana. In particolare il Manzoni dei Promessi Sposi. Ricordate il dottor Azzeccagarbugli? Il vecchio e stolido trombone a cui il povero Renzo aveva confidato le proprie pene, sperando in un aiuto in cambio di quattro capponi? Eccolo, proprio lui. Ma che c’entra col cognitivismo, direte voi? Solo un attimo di pazienza, ci arrivo pian piano. Al capitolo V – sono andato a rivedermelo, sennò mica l’avrei saputo collocare esattamente – il Dottore é commensale al tavolo di Don Rodrigo, chiacchiera senza prendere posizioni, “galleggia” senza esporsi nella conversazione, presenzia al solo scopo di godere dell’ospitalità, di sedere al tavolo dei potenti. Ad un certo punto, magnificando il vino dell’ospite, così recita…”dico, proferisco e sentenzio che questo é l’Olivares dei vini: censui, et in eam ivi sententiam…” Usa terminologie raffinate e abusa del latino al solo scopo di non essere compreso e, dunque, di apparire ancor più dotto. Già, di non essere compreso. Se avesse usato un linguaggio semplice e intellegibile sarebbe stato giudicato dai suoi ospiti e soprattutto da sé stesso, poco autorevole e, dunque, degno di scarso prestigio. Quanti azzeccagarbugli ho incontrato in questi anni nei tribunali, quanti loro poveri clienti ho visto pendere da quelle labbra che declamavano pompose e vuote arringhe, dense di inutili citazioni latine, tese all’unico scopo di giustificare un’esosa parcella, non certo di convincere i giudici, ormai sordi a quelle vuote parole. E ancora, quanti politici abbiamo udito esprimersi in un incomprensibile “politichese”, ben prima dei rantoli e dei rutti di Bossi e delle sue camice verdi! Due abomini collocati agli antipodi del buon senso.
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Che significava il termine “convergenze parallele”, pronunciate da Aldo Moro, prima che il martirio lo elevasse a Grande Statista? Francamente non l’ho mai capito. Già, perché a scuola mi avevano insegnato che due rette erano convergenti oppure parallele. Tertium non datur… Altra via non esiste. Vedete? Anch’io ci casco ogni tanto con il latino. Ma perché mi piace – anche se a scuola lo detestavo – non certo con lo scopo di non essere capito, credetemi. E comunque di solito lo tengo per me. Trovo, in sostanza, che, fin dalla notte dei tempi, l’uomo vuoto, vanitoso e protervo abbia fatto uso e abuso della propria cultura, poca o tanta che fosse, per turlupinare il semplice che, in quelle parole vuote e pompose vede la meraviglia a cui lui non ha accesso, e se ne innamora senza comprenderla. Credo che ora abbiate cominciato ad intuire dove sto andando a parare. In verità, non avrei alcun problema a tollerare che schiere di persone partecipino a stage cinofili, muniti di dizionario della lingua italiana e manuali di filosofia, al fine di tradurre, per avere accesso alla scienza oscura del docente. Affari loro, mi verrebbe da dire, l’ “investire” danaro per conseguire diplomini, sulla cui pratica utilizzabilità nutro seri dubbi. Ciò che invece mi infastidisce, provocandomi orticaria e pruriti vari, è il constatare che queste persone, che divengono poi educatori e istruttori, non sanno, non sono in grado di intrattenere il benché minimo rapporto con il proprio cane, figurarsi con quello degli altri. Sono invece bravissimi a far indossare al cane la solita pettorina – perché un normale collare strangola, guaiaddio! – corredata da un guinzaglio lungo non meno di tre metri. Il problema è che la loro maestria pratica lì finisce, non va oltre.
E chi ne fa le spese, tanto per cambiare, è il povero cane che non capisce e non riesce a farsi capire. Esempi? Ricordo, ad un mio stage, una signora che aveva fatto più corsi di questo tipo e dunque possedeva una fantastica capacità di dire cose banali, utilizzando parole da Accademia della Crusca. Entra in campo con il suo cane, “vestito” di pettorina e lungo guinzaglio e, dietro mia esortazione, lo libera. Lo scopo era di vedere le basi della relazione: quanto il cane desiderasse starle accanto e collaborare semplicemente, trotterellando con lei, almeno nelle vicinanze. Non appena libero, il cagnone comincia a correre all’impazzata per tutto il campo, lambendone il perimetro, le sta il più lontano possibile. Quando lei, sollecitata da me, abbozza un richiamo, lui comincia a fare pipì in ogni dove, mangiare ossessivamente erba e, infine…la cacca. Ad ogni richiamo il cane guarda altrove e mette in atto ogni sorta di comportamento sostitutivo pur di abbassare la soglia dello stress. La guardo attonito finché lei mi lancia un sorriso complice e mormora: “sai, il mio cane è munito di forte motivazione ricognitiva”. Capite? FORTE MOTIVAZIONE RICOGNITIVA!!! Mi spiace ma non sono d’accordo con te, mia cara, rispondo, sforzandomi di mantenere un tono pacato. Il tuo cane si sta facendo, soltanto e semplicemente, i cazzi suoi. E sai perché? Perché non riesce a starti accanto, a stabilire con te una relazione decente. Tu non stai capendo il tuo cane e lui non trova altro rimedio che starti lontana, perché certo non gli basta quella bella pettorina e quel lungo guinzaglio di tre metri. Non gli basterebbe neppure se fosse lungo trenta o trecento metri. Perché il problema non è mai, come ha recentemente sottolineato in una sua nota Mauro Cantarelli, nel dilemma tra collare o pettorina, tra guinzaglio corto oppure lungo, non è mai se sia opportuno o meno l’uso del “gentle leader”. Il problema è come instaurare una relazione armonica con il proprio cane. E quando questa è inesistente, appare davvero inutile oltre che idiota sfoderare astruse terminologie, degne di un simposio teoretico sull’immortalità dell’anima o sulla palingenesi.
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Al cane non interessano per nulla le perifrastiche attive o passive, la consecutio temporum, le declinazioni latine o le arringhe di Cicerone. Lui non ci giudica se sbagliamo i congiuntivi o se non abbiamo l’eloquio fluente. Si accontenta, poveretto, che noi cerchiamo di comprenderlo, di correre con lui come fossimo suoi simili, che abbassiamo il tono della voce, che la smettiamo di ripetere ossessivamente il suo nome richiamandolo e di ripetere come un mantra, “no!”. No questo, no quello, no le zampe addosso, no la pipì, no la cacca, no gli altri cani, no abbaiare. Basta con questo mondo di divieti. Forse sarebbe opportuno imparare, finalmente, cosa significa rinforzare, RINFORZARE, vivaddio! Rinforzare con il gioco, con ogni tipo di gioco, rinforzare correndo, fuggendo, rinforzare toccando, carezzando, parlando a bassa voce e con toni caldi, autentici e non come stessimo recitando il rosario, una noiosa litania. Bravo, bravo, bravo, bravo in tono monocorde e snervante. Un “bravo” pronunciato dalle corde vocali, dalla sola bocca, senza che dall’anima sgorga alcunché. Eccomi dunque arrivato, ecco, dunque, spiegato il perché dei miei pruriti. Eccoci, finalmente, al titolo di questa nota post natalizia. Credo che, in generale, siamo noi uomini e soltanto noi i responsabili dell’insorgere di tanti problemi comportamentali nel cane. Noi con la nostra incapacità di “leggerlo”, di comprenderlo. Noi con le nostre richieste assurde ed esorbitanti, mai corredate da rinforzi adeguati. Noi, ciechi e sordi, mai, purtroppo, muti. Parole a vanvera, a sproposito, errate nei toni e nel volume e, soprattutto sganciate e non precedute dall’osservazione e dall’ascolto. Se questo è vero, forse sarebbe opportuno, invece di riempirci la bocca parlando di problemi comportamentali e di organizzare pomposi stage per la loro soluzione, che poi sono in qualche modo correlati con l’adozione di psicofarmaci, di cui mi risulta si faccia abuso, partire dalla base, dalla fisiologia del cane, non dalla sua patologia che, ripeto, penso sia ben poca cosa.
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Credo, in sostanza, che dovremmo modificare il nostro modo di essere, dando, in primo luogo al cane delle regole, che per lui diverranno punti di riferimento, certezze attorno alle quali costruire la propria personalità, e insegnare ai proprietari a “leggerlo”, dunque, a capirlo e, di conseguenza, ad entrare in relazione con lui. Una relazione fatta prima di concetti essenziali e poi di sfumature, sempre più sottili e delicate. Infine, un buon addestramento, fatto di buone e semplici cose – l’insegnamento di uno sport sarà solo più articolato, ma la costruzione di base sarà identica – contribuirà a migliorare la gestione, solo quella. L’empatia sarà arrivata ben prima. Beninteso, non intendo dire che non esistano le patologie, le fobie, i problemi pressocché irrisolvibili senza l’ausilio di psicofarmaci e di buoni comportamentalisti. Vorrei soltanto non venissero enfatizzati per insipienza o, peggio, tornaconto. Vorrei non veder castrare un cane solo perché cerca di montare una proprietaria incapace di dirgli “ora basta!”, con la diagnosi di grave iper sessualità, o di veder somministrare psicofarmaci a cagnetti nevrili, che desideravano solo fare vita un poco più dinamica, con sane corse nei prati. Le patologie psichiche nel cane, come in tutti gli esseri viventi esistono eccome – nel cane esistono a maggior ragione, visto lo scempio che l’essere umano ha saputo fare tramite la talvolta dissennata selezione delle molteplici razze, dove il fattore moda ha concorso ben più di quello salute, fisica e psichica – ma è bene che siano affrontati da tecnici capaci e analizzati nella loro oggettività. Credo, insomma, che dovremmo smetterla di considerarci novelli stregoni, piuttosto che insigni professori, venuti sulla terra per dire al cane chi è e quel che deve fare. Lui già lo sa benissimo, noi serviamo solo a complicargli il suo saggio e naturale, già, naturale! modo di essere. Un poco di umiltà ci farebbe solo bene. Ci aiuterebbe a fare silenzio, a guardare, ad ascoltare a cercare di capire, di sentire quell’armonia semplice e, nel contempo, profonda che i nostri cani cercano di trasmetterci e che noi, sepolti sotto le nostre mille infrastrutture, non riusciamo più a cogliere.

Botti di capodanno e conseguenze per gli animali  |  #5463  |  Laverabestia.org – Animal Video Community

Botti di capodanno e conseguenze per gli animali  |  #5463  |  Laverabestia.org – Animal Video Community.

NO AI BOTTI DI CAPODANNO

FACCE RIDE!

A doggy Christmas surprise

MI CHIAMO LOLA e son SPAGNOLA…

Storia di Lola. E una raccomandazione: a Natale non regalate animali con superficialità

Questo è il racconto di una stupenda cagnolina, ora accolta a Fiumicino, strappata da quei luoghi di morte che sono le perreras spagnole. Cani soppressi con il gas, bruciati vivi, ammazzati e massacrati nella ‘perfetta legalità’

 lola e stefania – Fiumicino – Questa è la storia di Lola, una storia che si concluderà con un lieto fine. Ma prima di arrivarci  incroceremo altre cento storie che conosceranno solo la parola ‘fine’.

 E’ il racconto di uno sguardo attento e vigile da cui s’intravede un’impetuosa vitalità. Di occhi leggermente a mandorla di colore bruno, incorniciati da un pelo fulvo carbonato. E’ anche il racconto di Roxana, un cane nel cui sangue scorrono tracce dell’esuberanza del Pastore Belga Malinois. A testa alta, con le orecchie dritte e rigide avanza per l’ultimo miglio, come una condannata a morte che non sa di esserlo. Trotterella senza alcun indugio, accompagnata a morire nella camera a gas dalla sua padrona spagnola. Destinazione: perrera di Siviglia. Già, perché nella penisola iberica, il titolare che vuole disfarsi del cane lo può portare in una perrera, una sorta di canile municipale, anche se la traduzione più corretta sarebbe lager. Una volta dentro, non importa se sia stato condotto lì dal titolare, se è randagio, di razza o meticcio. Non importa se è educato, dolce o affettuoso. Se nessuno lo salva, morirà per mezzo di un’iniezione letale, altrimenti verrà gassato vivo. Se si ammalerà, dopo una lunga agonia, morirà da solo.

Roxana, Nick, Viola, hanno 72 ore dal momento in cui vengono lasciati per trovare una nuova famiglia. A volte 10 giorni se il lager non è pienissimo. Cani come Zara e Sesto sono stati trovati vaganti e saranno soppressi tra 20 giorni circa, se nessuno andrà a reclamarli. Quel giorno, però, nel lager non c’è spazio.  Zara e Nick e altri vengono tirati fuori dalla gabbia con una cinghia. Muovono la coda: “Sarà mica un passeggiata?”. Alcuni giocano e corrono, alcuni rimangono in disparte. Altri ancora mostrano il ventre per farsi accarezzare  la pancia dal boia.  Continuano a scodinzolare fino alla stanza ma sul ciglio Zara frena bruscamente. Nick si paralizza. Devono fiutare la morte delle altre mille povere anime passate per lì. Ne rinchiudono il maggior numero possibile. Bisogna risparmiare gas. La morte in quella stanza sarà lenta e dolorosa.  Di lì a poco, un veterinario inietterà in una vena nella zampa anteriore di Sesto una dose di quella sostanza che serve per farlo dormire, anche se si tratta di un animale in salute. Non tutti si addormentano subito come lui. A volte c’è chi ha le convulsioni e soffoca nei propri liquidi.

Jack, Molly, Birba finiscono nel forno crematorio, poiché i cani da eliminare sono tantissimi. Siccome ci vuole troppo tempo, non si può praticare l’eutanasia a tutti. I cani e i gatti uccisi fanno spazio a nuovi animali e ad altro denaro.  Il governo acconsente tacitamente a questo massacro. I cadaveri di Zara, Sesto, Jack, Molly, Birba vengono ora sbattuti in congelatore, ammassati sopra a quelli di tanti altri. Qui saranno a breve portati via, come si fa con la spazzatura. E dopo cosa ne sarà dei loro corpi? Le loro ossa finiranno nel cibo per altri cani? Roxana e qualcun altro per oggi sono salvi.  Nei pressi delle perreras, intanto, girano volontari di associazioni animaliste che cercano di salvare più animali possibili andando nei lager o recuperando per strada i randagi, senza ricevere agevolazioni o sovvenzioni in cambio. Prendono tempo per non farli sopprimere e pagano somme non indifferenti. Cercano di trovargli casa e nel frattempo li trasferiscono in qualche rifugio privato. Tra tutti coloro che corrono tra una pensione e una clinica veterinaria per salvare il salvabile, ci sono volontari italiani e spagnoli dell’associazione ”Angeli senza voce”.

Portano via Roxana e qualche altro, scampati finora al gas o alla siringa.  Ci sono richieste di adozione dall’Italia.  Tutto è pronto. Vengono stipati in gabbie gli uni accanto agli altri. Si parte di corsa su un piccolo furgone, il viaggio sarà lungo ed estenuante. Roxana è lì nel mezzo, il suo sguardo non brilla più come quando l’avevamo conosciuta.  La prospettiva di vita ora sta cambiando, lo scoprirà solo tra quarant’otto ore. Il 21 luglio del 2012, a Milano, Stefania insieme ad un gruppetto di persone attende l’arrivo di quel furgone. Stringono nelle mani collari e guinzagli nuovi. È notte fonda e c’è un gran temporale. Arriva il furgoncino. Si aprono le gabbie e si affacciano musini spaventati e stanchi. Musi che non possono spiegare ciò che i loro occhi hanno visto, ciò che le orecchie hanno udito, ma la loro espressione racconta più di quanto le parole non abbiano il potere di fare. I volontari ringraziano. Grazie, grazie e ancora grazie a Stefania e a tutti gli altri. Consegnano loro passaporti stropicciati insieme all’augurio di un buon viaggio verso casa. Un tocco, una carezza e quella coda ferma tra le zampe posteriori per tanto tempo riprende a muoversi, compiendo un movimento ampio, destra-sinistra-destra-sinistra. Piove, continua a piovere, ma l’acqua lava tutto, porta via ogni cosa, allontana i brutti ricordi.  Ora è tempo di andare ad asciugarsi, di bere e di mangiare. È il tempo di una cuccia e di un riparo caldo dove riposare. È il tempo di cambiare. Roxana assieme ad un doloroso passato, lascia alle spalle anche il suo nome.

Stefania ne sceglie uno spagnoleggiante per non cancellare del tutto le origini del suo cane: Lola, regalandole una vita degna di essere definita tale. Il tempo di Lola ora è anche il tempo di Stefania e di tempo, ne passano parecchio al Centro Cinofilo Highlander di Fiumicino. Lola salta, gioca con Numa, corre e rincorre Leon e Zen. Amici di scuola ormai. Ha riconquistato di nuovo il suo sguardo, quello energico, vivace e vitale.  L’istruttore del nostro centro ipotizza che nella sua vita passata sia stata istruita, supponendo ad un addestramento di vita militare. Cosa abbia realmente fatto Roxana prima di essere Lola non lo sapremo mai. Riconosciamo in lei un grande potenziale e in attesa che Stefania prenda coraggio per svilupparlo al massimo, auguriamo ad entrambe buona strada. Cari lettori se siete arrivati fin qua, vuol dire che vi siete presi del tempo per leggere la loro storia. Vi chiedo di dedicarne poco altro ancora per riflettere.

Prima di prendere un cane e metterlo sotto l’albero di Natale, pensate bene se sarete in grado di prendervene cura. Se ne avete uno, ricordate che si tratta di un essere vivente e in quanto tale ha una propria dignità che dovete saper riconoscere e rispettare. Se pensate “tanto è solo un cane” e alla prima occasione disfarvene, non avete capito proprio niente. Non dimenticate che nei canili ci sono un’infinità di anime in cerca di casa. Prendete esempio dal cuore di Stefania e dalla forza di Lola, perché ad oggi la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali non è poi così universalmente conosciuta. Non è rispettata, ma soprattutto è solo carta. Esistono paesi “civili”, come ora sapete, in cui viene intenzionalmente ignorata.